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28. 04. 2024 10:23

L’arte di strada, Daniele Moneta: «Da Duke Ellington ai Deep Purple, la mia chitarra suona per voi»

Oltre alla sua attività di insegnante, il chitarrista si esibisce per le strade di Milano: «Le persone mi chiedono le dediche per i loro amici e parte la videochiamata…»

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Chitarrista. Insegnante. Artista di strada. Daniele Moneta racchiude tutti questi ruoli: «Le spese a Milano sono alte. Io volevo avere un’ulteriore entrata economica, quindi ho iniziato a esibirmi nelle postazioni della città per guadagnare qualcosina in più. Poi però è diventata una sfida bella e avvincente da vivere».

Daniele Moneta: «Se suono in San Carlo alla sera è più adatta una musica lounge tranquilla, in Duomo invece posso scatenarmi con l’hard rock»

Come è finito a esibirsi anche per strada?
«Suonavo con una ragazza, Federica Minia, che aveva scoperto come a Milano ci fosse questa opportunità. Abbiamo detto: “Proviamo”. Sa, i cachet erano comunque diminuiti nelle varie serate. E lo stipendio statale da maestro di chitarra non è così alto. Ho iniziato in duo con lei, mi sono molto divertito e mi è piaciuto. Poi Federica ha terminato questa attività e io ho continuato da solo».

Cosa significa essere un artista di strada?
«Un’attività borderline, nel senso che a volte viene confusa con l’elemosina pura. Per me oggi è un grande divertimento. Il motivo economico ora è secondario. È bello conoscere gente, i tuoi orari sono flessibili, suoni quello che vuoi. Resta un versante minore che pensa tu sia uno scappato di casa. Non solo non è assolutamente così, ma per fortuna alle persone piace quello che facciamo».

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In quali postazioni si esibisce a Milano?
«Esistono più situazioni, dal Duomo a luoghi più periferici. Ci sono posti buoni come quelli del centro, nei pressi dei mercati settimanali, come in piazza Martini, visto che la gente apprezza la musica».

Quanto guadagna?
«Dipende se è festivo o feriale. D’inverno alla sera l’incasso è scarso, così come lo è d’estate quando nel pomeriggio c’è troppo caldo. Mediamente in un turno di due ore direi 50 euro».

Che tipo di musica suona?
«Jazz classico, anni ’30 e ’60: Duke Ellington, Charlie Parker, Wes Montgomery. E poi ho un repertorio hard rock: Deep Purple e Led Zeppelin. Con i cantanti invece facciamo brani sul pop. Attenzione però, se faccio il set jazz, faccio il set jazz, non mescolo i generi. Se suono in San Carlo alla sera è più adatta una musica lounge tranquilla, in Duomo invece posso scatenarmi con l’hard rock, visto che c’è più trambusto».

C’è un episodio a Milano che l’ha colpita particolarmente?
«Sì, qualcosa accaduto più volte. Le persone mi chiedono le dediche per i loro amici e parenti che non sono lì e non stanno bene. Le spiego: mi si avvicinano e domandano se conosco questo o quel brano. Dopo aver ricevuto risposta affermativa, parte la videochiamata. È una sorpresa, una canzone su richiesta quella che suono e che viene dedicata. Per me si tratta di qualcosa di bellissimo, di emozionante».

Come reagiscono in generale i passanti?
«Formano un cerchio, non ballano in molti, cantano. Io poi mi baso solo sulla musica. Suono e basta. Ma mi dimeno con la chitarra come se fossi su un palco».

Che differenza c’è tra il suonare a un evento o per strada?
«Sono situazioni diverse. Nel locale gli avventori sono venuti a sentirti. Per strada è una sfida. E io voglio vedere quanta gente si ferma, mi parla, mi apprezza. Serve catturare l’attenzione. Generalmente la risposta è buona, al di là dei soldi, ascoltano, ti parlano, si complimentano».

Quando è iniziato il suo percorso?
«La passione per la chitarra nasce in quinta elementare. Mio padre aveva delle videocassette dei Beatles e le vedevamo insieme. Ricordo come venissi rapito dagli assoli di George Harrison. Così decisi: “Suonerò la chitarra”. C’era un corso all’oratorio, è cominciato benissimo e poi è andato tutto bene».

 

Chi è

Daniele Moneta è un apprezzato chitarrista. Milanese doc, da generazioni e generazioni, tanto che a casa sua, in zona Rogoredo, conserva gelosamente delle foto dei suoi avi, di inizio ‘900, in alcune zone caratteristiche della città lombarda. Classe 1975, ha iniziato a lavorare come artista di strada una decina d’anni fa, con la volontà di svolgere una seconda attività. Anzi terza, viste le precedenti esibizioni sul palco in svariati eventi musicali – tra l’altro in locali storici come il Blues House o Le Scimmie – ed era già professore di chitarra, mestiere che svolge da un ventennio, visto che al momento lavora alla scuola civica di Saronno. Qui insegna ad allievi di tutte le età, dato che l’istituto negli orari serali offre corsi amatoriali, dove si presentano tranquillamente anche cinquantenni o sessantenni volenterosi di assecondare finalmente le proprie passioni -, ma anche lezioni professionali rivolte ad alunni che vogliono perfezionare le proprie abilità. Moneta suona sostanzialmente due generi distinti tra loro: puro jazz di metà ‘900 e musica hard rock.

La piattaforma

The Open Stage (theopenstage.it): è questa la piattaforma che permette agli artisti di strada di potersi esibire – o di mostrare la propria arte – nei vari luoghi di Milano. I “Mestieristi”, come i pittori, gli scultori e i ritrattisti sono quelli che eseguono e vendono le proprie opere a un prezzo già stabilito (da loro stessi), pagando mensilmente al Comune la propria postazione, dove possono sostare dalle 9.00 alle 22.00. Non si esibiscono quindi “A cappello”, cioè a offerta libera, come i musicisti, i cantanti e i ballerini, che invece devono prenotare il proprio slot – che dura un paio d’ore – per riservare una determinata postazione, nonché uno specifico orario. Per loro – ovviamente – l’incasso è sempre variabile.

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