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27. 04. 2024 14:41

Alex Tommaselli, un pittore tridimensionale in Duomo: «L’arte non ha fretta»

L'artista realizza quadri particolari per le vie del centro: «Se ti fermi solo al prezzo, sbagli»

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Alex Tommaselli è un pittore, ma non solo. Sicuramente anticonvenzionale, almeno nel modo di porsi, oggi propone principalmente pop art: «Ho iniziato con quadri tridimensionali, fiori e paesaggi a rilievo, sfruttando la prospettiva. Da due anni però mi occupo più di fumetti e cartoni animati. Mi lamentavo perché le vendite si erano fermate. Sa, i paesaggi sono sempre gli stessi: il cielo, le nuvole, i fiori, il grano. Mi ero rotto le scatole. Ora sono contento del cambiamento e dell’essermi messo in discussione con quest’altro tipo di pittura che sta spopolando. Non mi piace seguire il gregge, però devo assecondare quello che si vende».

Alex Tommaselli: «C’è chi spende 25 euro per un quadretto anche se quasi quasi non se lo può permettere. Ci sono invece quelli che potrebbero pagare molto di più, ma ti chiedono lo sconto»

Che particolarità hanno i suoi primi quadri?
«Danno l’idea di poterci entrare. Sfrutto la prospettiva per creare un effetto di tridimensionalità».

Perché non disegna allora i personaggi dei cartoni in 3D?
«Sarebbe laborioso, ma si potrebbe fare. In strada purtroppo sei vincolato dal prezzo. Un topolino tridimensionale può richiedere minimo 4-5 ore di lavoro, se non di più, anche 1, 2 o 3 giorni. Non basta caricare il colore, il lavoro deve essere fatto bene. Già oggi si fa fatica a vendere un quadro unico, originale, da 50 X 50, a 150 euro. Dovrei triplicare i prezzi, anche per il materiale utilizzato».

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Dove espone le sue opere?
«La mia postazione è ormai fissa in corso Vittorio Emanuele. Sono bello centrale, c’è sempre un gran via vai di persone, mi trovo bene. Non ho mai provato la periferia, non mi va di muovermi, i clienti affezionati sanno che sono lì».

Nella sua bacheca anche i cuori.
«Piccoli e a magnete, quelli vanno sempre bene, mentre i cuori di grandi dimensioni li ho abbandonati. Continuo pure con i quadri piccolini 3D col Duomo e i paesaggi floreali. Ma soprattutto ormai ho intrapreso la strada della pop art, sempre in miniatura».

E comunque con la sua arte ci vive.
«C’è chi spende 25 euro per un quadretto anche se quasi quasi non se lo può permettere. Ci sono invece quelli che potrebbero pagare molto di più, ma ti chiedono lo sconto. Per me fanno una figuraccia. L’artigiano si paga. Una volta accettavo queste cose, oggi no. Se ti fermi solo al prezzo, sbagli. Io allora faccio notare che le scarpe che portano costano il triplo rispetto al mio quadretto. Molti se vanno arrabbiati e scocciati».

Non è l’unica cosa che le dà fastidio.
«Non mi piace la gente che fotografa, come quelli che si fermano a girare i video. Io sono lì per vendere, non ho paura che mi rubino le opere».

Con tutto il rispetto, lei è un po’ burbero.
«La vita mi ha reso così. Ma so anche essere onesto, simpatico e gentile».

Nella sua disaffezione generale al pubblico, c’è qualcosa che continua a piacerle?
«I bambini che quando vedono l’arte, i colori e i personaggi si fermano a guardare perché apprezzano, come quei genitori che assecondano una scelta artistica e comprano i quadri. Non sopporto invece quelli che usano la scusa dell’essere di fretta per andare via».

Perché l’arte non viene sempre contemplata?
«Per ignoranza. Pensi che per Halloween avevo preparato un cappello, lavorando tutta la notte, col primo strato aperto e il disegno di un cervello. Sembrava vero. Me lo sono messo in testa, volevo fare scalpore, non se l’è filato nessuno, nonostante il sangue grondante dalla visiera. L’arte è sempre una grandissima sorpresa».

Lei ama alla follia la musica. Perché non passa da pittore a cantante di strada?
«Ho un progetto musicale da sviluppare, anche se il materiale è pronto da tempo. Non mi interessa fare cover, uscirei con pezzi inediti. Ma anche qui torniamo al discorso di prima: non sopporterei di essere fotografo o filmato, né che qualcuno mi ascolti e se ne vada senza elargire un’offerta, anche minima».

 

Chi è?

L’avventura di Alex Tommaselli come artista di strada è iniziata da circa vent’anni, a Milano più o meno da un decennio. Il cinquantatreenne nasce scultore, ma si propone al pubblico del capoluogo lombardo come pittore, anche se la sua più grande passione è la musica, tanto che scrive i propri brani, oltre alla melodia, e non esclude un giorno di appendere il pennello al chiodo proprio per intraprendere un nuovo percorso nel cantautorato, arte di cui è un fervido sostenitore. Cresciuto proprio a Milano, ha appreso le tecniche principali dei suoi quadri al liceo artistico, anche se dopo il diploma si è iscritto all’accademia delle belle arti, senza però portare successivamente a termine tale carriera scolastica. Il percorso artistico di Tommaselli, o meglio della proposta delle sue opere, ha avuto un’evoluzione dovuta sia alle sue abilità, che alle richieste della piazza. Alex sostiene che la più bella opera d’arte sia il figlio tredicenne.

Qual è la piattaforma?

Open Stage (theopenstage.it) è la piattaforma dove prenotare la propria postazione, con relativo slot, a Milano e in altre svariate città in Italia. Gli artisti di strada sono divisi in categorie. Cantanti, ballerini e giocolieri si esibiscono a offerta libera – cioè guadagnano a seconda della generosità dei passanti – e non devono pagare alcunché per riservare il proprio slot, della durata di un paio d’ore. Ritrattisti, pittori e scultori vendono invece le proprie opere ad un prezzo precedentemente stabilito dagli artisti stessi, ma devono riconoscere una sorta di quota d’affitto al Comune prima di poter esporre e vendere i propri lavori.

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