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29. 04. 2024 09:41

Nico Acampora, papà PizzAut: «Nel mio locale siete tutti figli miei»

Prima a Cassina de’ Pecchi, poi a Monza: Nico Acampora ha realizzato il suo sogno di aprire pizzerie - spesso sold-out - gestite da ragazzi autistici, come lo è il figlio Leo. Il prossimo passo? «Un food track PizzAutobus per ogni provincia italiana»

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«Acampora, non si può fare!». E lui non solo lo ha fatto una prima volta a Cassina de’ Pecchi, ma ci è “ricascato” una seconda a Monza. Così, da sogno che era il ristorante per ragazzi autistici (autistici e non “speciali” perché «delle parole non si deve avere paura») è diventato la splendida realtà oggi conosciuta col nome di PizzAut – Nutriamo l’inclusione.

Una vera rivoluzione, non solo imprenditoriale, apprezzata e conosciuta ormai da molti, presidente della Repubblica Sergio Mattarella compreso, che però l’uomo Acampora, il papà Acampora “paga a caro prezzo”.

«All’inizio – ci confida – il mio più grande rammarico era pensare di trascurare la mia famiglia in maniera importante. Una sera mia figlia, che non è autistica, mi disse «Papà mi trascuri per seguire i ragazzi di PizzAut». Ho provato a spiegarle che lo facevo per suo fratello Leo (che è autistico), per costruire un futuro anche per lui, ma lei mi rispose “Tu trascuri anche lui e la mamma”. Quella sera quando andai in pizzeria uno dei “miei” ragazzi notato il mio volto cupo, improvvisamente mi abbracciò e piangendo mi disse “grazie Nico che mi fai lavorare”. Rimasi senza fiato: erano tre anni che lavoravamo insieme e non l’aveva mai fatto. Decisi così di continuare e alla fine anche mia figlia, oggi diciassettenne, ha scelto di fare la volontaria da noi».

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Ma soprattutto, ci viene da dire nel giorno della Festa del papà, scegliendo di condividere il suo papà con i ragazzi di PizzAut: questa è la potenza dell’essere famiglia. Ma andiamo con ordine.

Nico Acampora, il papà di PizzAut si confessa a Mi-Tomorrow

Partiamo dall’ultimo successo, avete scalato la classifica di The Fork: che ne pensa? Come l’hanno presa i suoi ragazzi speciali?
«Intanto un incoraggiamento: non temiamo di usare le parole. I miei sono ragazzi autistici, anche loro speciali certo come lo sono tutti i ragazzi. E come tutti loro sono stati molto orgogliosi del riconoscimento raggiunto che premia la bontà della loro pizza».

Ci parli un po’ di loro.
«Lo spettro autistico è molto ampio, ci sono ragazzi con caratteristiche molto diverse tra di loro; c’è chi parla molto e chi no, chi ama il contatto fisico e chi non riesce a farne a meno. Quindi è difficile parlarne in generale. Diciamo che li accomunano alcuni tratti, come una certa difficoltà ad interagire con gli altri ed è per questo che ci dicevano che il ristorante sarebbe stato impossibile da aprire».

E oggi ne avete 35 al lavoro.
«Più sei nuovi tirocinanti. Un fatto che dimostra che i ragazzi in realtà dentro questo spettro possono muoversi con grande possibilità, potenzialità e capacità, se si costruiscono le condizioni per farle esprimere, queste caratteristiche».

Se dovesse pensare a un/a cliente speciale chi le viene in mente?
«Il presidente Mattarella. Il giorno dell’inaugurazione della nostra sede di Monza fece affermazioni bellissime sul nostro progetto tant’è che nel discorso di fine anno del 31 dicembre ha citato PizzAut facendoci un regalo inaspettato e preziosissimo. A rete unificate disse “negli occhi e negli abbracci dei ragazzi di PizzAut ho ritrovato i valori della Costituzione. Sono un gruppo di sognatori che cambia la realtà”. Ma non è il solo ad averci riservato attenzione e sorrisi particolari».

Nico Acampora
Nico Acampora

Chi altro?
«Clienti comuni che vengono tutte le settimane e non mancano di sottolineare che lo fanno perché la pizza è buonissima: vengono per il progetto e tornano per la bontà della pizza. In più fanno un’esperienza bellissima perché imparano a conoscere i ragazzi e a stare meglio anche loro: imparano ad avere ritmi più dilatati».

Tutti i vostri dipendenti al primo impiego hanno già un contratto a tempo indeterminato? Non è normale.
«Pensi che in Italia ci sono 600mila persone autistiche e meno del 2% sono inserite nel mondo del lavoro. Le persone con disabilità in generale sono assunte per il 30% circa. Numeri bassi. In Italia però abbiamo una legge bellissima, all’avanguardia che obbliga le aziende ad assumere una persona disabile ogni 15 dipendenti. Eppure c’è ancora chi preferisce pagare la multa piuttosto che avere una persona con disabilità nel proprio staff. Ecco, con PizzAut sta succedendo una cosa strana».

Cosa?
«Oltre alle nostre assunzioni, anche molte aziende partner di PizzAut a furia di frequentarci stanno assumendo persone autistiche. E questo è straordinario».

Si spieghi.
«Il lavoro ha una potenza incredibile. Io ho ragazzi che prima non parlavano (mutismo selettivo) e adesso parlano con tutti, prendono le comande; questo significa interagire anche con gli estranei mentre prima parlavano solo con persone con cui avevano una relazione affettiva».

Forte!
«Sì. Pensi che uno dei miei, Lorenzo, mi ha detto «io ho fatto quattro anni in un centro per ragazzi disabili e lì morivo ogni giorno, qui invece sono rinato». Lui ha un contratto a tempo pieno e indeterminato. Certo non tutti possono avere un contratto a tempo pieno, perché non ce la fanno. Noi adattiamo bene anche l’orario di lavoro: chi può fare 20 ore le fa, chi 15, chi 38».

Una delle maggiori preoccupazioni per i genitori è il dopo, quando non ci saranno più a proteggerli.
«La grande preoccupazione dei genitori è l’oggi oltre che il domani: non è che oggi va tutto bene e quando io genitore non ci sarò più andrà tutto male. Soprattutto io genitore faccio fatica ad occuparmene, senza uno Stato presente, senza dei servizi adeguati, senza un lavoro, 100 volte di più di un genitore di un figlio normodotato. Nessuno di noi è felice al pensiero di vedere suo figlio in un istituto; quindi speriamo di costruire un futuro diverso: PizzAut ci prova».

Pensare al percorso di vita, che comprende l’oggi e il domani.
«Esatto. Noi per esempio con gli utili del ristorante abbiamo preso degli appartamenti dove facciamo delle palestre di autonomia abitativa: lì i ragazzi imparano a farsi la lavatrice, a rifarsi il letto, a dormire senza mamma e papà. Imparano ad essere più autonomi, crescono le abilità sociali e la percezione positiva di sé».

Il vostro motto è vietato calpestare i sogni e lei è bravissimo a tirarne fuori dal cassetto: quale sarà il prossimo?
«Realizzare una flotta di food truck, noi li chiamiamo PizzAutobus. Ne vorrei fare 107, uno per ogni provincia italiana. Per ogni track food possono lavorare almeno cinque ragazzi: quindi l’idea è fare 500 nuovi posti di lavoro da destinare a persone autistiche. Vuol dire cambiare il volto di una famiglia, di una persona, di un quartiere, di un paese. E quindi questo è l’obiettivo. In Lombardia daremo dodici PizzAutobus in gestione a dodici associazioni che si occupano di autismo; le selezioneremo e le formeremo per costruire benessere e nuovi posti di lavoro per autistici».

Tutto questo non sarebbe possibile senza la sua energia: qual è il suo segreto?
«Dico sempre se vuoi andare veloce devi andare da solo, ma se vuoi andare lontano devi andare con una buona squadra e io sono circondato da persone straordinarie: i ragazzi, i loro genitori, i volontari, una famiglia incredibile. E poi mia moglie: perché oltre a fare il suo lavoro che è già impegnativo, fa l’infermiera, ed essere parte del progetto stesso di PizzAut si occupa anche dei nostri due figli lasciandomi il tempo di occuparmi di quelli degli altri».

Lei ha colmato un vuoto dello Stato.
«Diciamo che PizzAut è una impresa sociale e come tale costruisce posti di lavoro con caratteristiche particolari: su 40 dipendenti, 35 sono autistici. Ogni ragazzo autistico che va in un istituto, e prima o poi ci vanno tutti, costa allo Stato dai 50mila ai 100mila euro all’anno. Io ne ho 41, contati i 6 stagisti, pensi quanto facciamo risparmiare ogni anno allo Stato. In più i ragazzi oltre a stare meglio, pagano le tasse, diventano dei contribuenti. E non sono più nemmeno “costi sociali” nel senso che una volta assunti lo Stato toglie loro la pensione. Pensate che rivoluzione. In più PizAut non ha contributi pubblici: noi viviamo con il nostro lavoro e con il sostegno di alcune aziende private».

PizzAut
PizzAut

Ne sarà molto fiero.
«Pago con fierezza tutte le nostre tasse perché spero oltretutto che vengano destinate a creare quei servizi che mancano per l’autismo e le disabilità: ci sono famiglie che si indebitano per far fronte a spese mediche che la sanità pubblica non passa e famiglie che non arrivano alla fine del mese per fare fronte alle terapie di cui un ragazzo autistico necessita».

Si è incupito. A che pensa?
«Mi piacerebbe che lo Stato spendesse le sue risorse per dare servizi, fare terapie adeguate e gratuite, formare personale di sostegno qualificato perché quando in casa si ha una persona con una disabilità forte è tutto, tutto più difficile. Anche andare al lavoro per i genitori. Lo Stato dovrebbe essere più vicino».

Esprima un desiderio.
«Vorrei che PizzAut non esistesse, nel senso che non ce ne fosse più bisogno perché significherebbe che assumere persone autistiche nei ristoranti e negli staff delle aziende sarebbe la normalità».

PizzAut, la storia

Nato da un sogno di notte di mezza estate in cui Acampora svegliò la moglie Stefania per comunicare l’idea: «Apriamo un ristorante». «Ma se non sai cucinare nemmeno un uovo, come lo facciamo?» Fu la risposta.

Eppure la volontà vinse e così tra mille difficoltà e tanta incredulità iniziale da parte di molti, ad oggi quel ristorante ha preso le sembianze di due pizzerie, la prima a Cassina de’ Pecchi (aperta nel 2021), la seconda a Monza, inaugurata un anno fa niente di meno che dal presidente della Repubblica in persona Sergio Mattarella. E sono sempre sold-out.

Ma perché proprio la pizza? Perché Acampora si era accorto che il figlio, che ha una forma severa di autismo, si divertiva ad aiutare la mamma a prepararla. «Se ci riesce lui possono farla anche gli altri» ha pensato Acampora. E il sogno è diventato una realtà imprenditoriale che oggi dà lavoro a decine di persone.

PizzAut, le info

Aperto da lunedì a domenica (escluso sabato a pranzo)

dalle 12.00 alle 14.00

Da mercoledì a domenica a cena dalle 19.00 alle 22.00

Via Don Verderio, 1

Cassina de’ Pecchi (Mi)

Via Philips, 12

20900 Monza

@pizzaut_official

ristorante.pizzaut.it

PizzAut arriva fino al G7

Nico Acampora è reduce da un viaggio a Perugia, domenica scorsa, per un sopralluogo importante. Sì, perché lì l’uomo dei sogni ne realizzerà un altro: saranno i suoi ragazzi durante i giorni del G7 di ottobre a cucinare e servire le loro pizze ai sette capi di Stato che si riuniranno per discutere di inclusione e disabilità, tema fortemente voluto dal ministro Alessandra Locatelli che delle disabilità ha appunto la delega.

Ma non solo. L’incontro internazionale che rientra nella programmazione ufficiale del G7 di cui lo scorso 1° gennaio l’Italia ha assunto la presidenza, darà anche l’opportunità di mettere in vetrina le eccellenze italiane, una delle quali è indubbiamente la pizza. E sarà quella dei ragazzi autistici di PizzAut, “la più buona nella galassia conosciuta”, parola di Acampora. E dei tanti che pazientemente si mettono in fila pur di riuscire a prenotare un tavolo.

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