12.7 C
Milano
26. 04. 2024 12:52

Collezioni senza precedenti: curiosando nel deposito del Museo Nazionale della Scienza

Abbiamo visitato in anteprima il deposito del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, aperto ogni sabato a partire da domani: cosa nasconde la nuova offerta culturale educativa del “Leonardo da Vinci”, per la prima volta accessibile al pubblico

Più letti

Il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” apre le porte del suo deposito per mettere in mostra una parte della ricchissima collezione di oggetti, un patrimonio scientifico e tecnologico proveniente dal mondo della ricerca, dell’industria, dei trasporti di epoca antica, moderna e contemporanea.

Collezioni di Studio è il nome della nuova offerta culturale nei depositi del Padiglione Aeronavale, per la prima volta aperti al pubblico da domani al 28 agosto, ogni sabato, con una visita guidata che accompagnerà i visitatori all’interno di un percorso di grande suggestione, anche perché si potranno incontrare anche oggetti familiari, visti magari in casa dei nonni o che qualcuno di noi è riuscito ad usare nel quotidiano.

«Collezioni di Studio è un’area dedicata a funzioni di conservazione, studio e ricerca su oggetti afferenti a numerosi ambiti tecnico-scientifici», spiega Marco Iezzi, curatore Trasporti e responsabile Depositi del Museo. Ma soprattutto, come sottolinea il direttore generale Fiorenzo Galli, si tratta di «uno di quei progetti dalla forte natura identitaria, che tocca il cuore della nostra missione, perché riguarda il riordino progressivo e la fruibilità per il pubblico di una componente importante delle collezioni del museo».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Su 2.000 metri quadrati

Collezioni di Studio apre al pubblico una superficie di 2.000 metri quadrati all’interno della quale, fra open space e scaffali, sono conservati 7.800 beni oggetto di una vasta campagna di riordino archivistico – grazie al sostegno di Regione Lombardia – che ha reso possibile la visione di un’importante porzione del patrimonio museale.

Il fascino di una visita a un deposito museale, accompagnati dagli animatori scientifici e dai curatori, è un’esperienza coinvolgente. Si parte con una distesa di biciclette antiche dalle grandi ruote, per arrivare alla Draisina del 1820 e al bellissimo biciclo di Lallement del 1863; sullo sfondo scaffali a due piani con una lunga teoria di motociclette che faranno emozionare gli amanti del motore, ma strabuzzare gli occhi alla vista della vespa da record color argento e della Lambretta siluro rosso fiammante.

Varcando un’altra soglia, invece, si accede ad una lunga teoria di scaffalature che racchiudono la storia della tecnologia moderna e contemporanea, come i solidi in gesso, eredi dei solidi platonici e archimedei, che rappresentano le funzioni e i modelli matematici, ma anche le macchine che hanno fatto la storia della fotografia, quelle da scrivere, fino al supercomputer Cray.

La cappa da laboratorio di Giulio Natta

Punta di diamante di Collezioni da Studio è la cappa da laboratorio in legno e ceramica di Giulio Natta, l’unico italiano a vincere un premio Nobel per la chimica, ottenuto nel 1963 grazie alle scoperte nel campo della chimica e della tecnologia dei polimeri. La cappa esposta è quella proveniente dal laboratorio del Politecnico di Milano, dove l’11 marzo del 1954 Natta scoprì il polipropilene: una scoperta fondamentale, perché riuscì a farlo in modo tale da poterlo produrre sempre uguale a se stesso, cosa che l’ha fatto diventare un materiale di produzione industriale.

Oggi le odierne cappe da laboratorio sono prodotte proprio in plastica, il materiale che Natta ha contribuito ad inventare. Per secoli la natura ha sintetizzato dei polimeri, come la cellulosa o la gomma e si è sempre pensato che questo fosse un monopolio della natura: Natta ha rotto questo monopolio usando questa cappa e quello che è successo da allora in poi in campo scientifico e tecnologico è stato inimmaginabile.

Prototipi da record

Affiancate al centro della scena, storiche rivali tecnologiche, fanno bella mostra di sé la Vespa Siluro e la Lambretta Siluro. Entrambe interamente carenate, per guidarle occorre distendersi completamente a pancia in giù all’interno dell’abitacolo, verso la ruota anteriore.

La Vespa è stato un prototipo di un motociclo costruito dalla Piaggio nel 1951 per battere il record di velocità sul chilometro lanciato per motoveicoli da 125 cm³ e nel febbraio del 1951 con il pilota empolese Dino Mazzoncini ha raggiunto la velocità media su due passaggi di 171,02 km/h sull’autostrada Roma-Ostia.

L’8 agosto dello stesso anno è la Lambretta siluro della Innocenti a battere tutti i record, arrivando a toccare i 201 km/h con Romolo Ferri su un tratto di autostrada tedesca fra Monaco di Baviera e Ingolstadt.

DOVE, COME, QUANDO

  • Sabato 24 e 31 luglio, poi 7, 14, 21 e 28 agosto, esclusivamente con visita guidata alle 11.30 (durata 45 minuti circa). Il calendario delle visite in programma a settembre sarà pubblicato nel mese di agosto
  • 5 euro a partecipante
  • Prenotazione obbligatoria su museoscienza.org/it/visitare/biglietti

Possono partecipare fino a un massimo 12 persone tra adulti e bambini per ogni turno di visita. L’esposizione è accessibile ai disabili motori.

In breve

FantaMunicipio #27: quanto ci fa bene l’associazionismo cittadino

Pranzi, musica, poesia, arte, intrattenimento, questionari, flash mob e murales: tutto all'insegna dell'associazionismo cittadino e delle comunità che popolano...