Paolo Sarpi contro la fobia del coronavirus: le opinioni dei negozianti

Abbiamo raccolto la voce dei negozianti di via Paolo Sarpi dopo lo scoppio del coronavirus

chiantown di milano

Siamo andati in via Paolo Sarpi a raccogliere le opinioni dei negozianti dopo lo scoppio del coronavirus e il calo di presenze a Chinatown.

 

Paolo Sarpi, la nostra vox populi

silvia cenedelia
Silvia Cenedelia

«Calma piatta»

Silvia Cenedelia

31 anni, commessa

«Negli ultimi giorni si registrano sempre meno presenze. Lo puoi notare dalla calma piatta che c’è in negozio. Ovviamente gran parte della colpa di tutto ciò è dovuta alle notizie fittizie che circolano sui social. Forse ci vorrebbe un maggior controllo dell’informazione. Capisco benissimo la paura, ma allontanarsi da via Paolo Sarpi non serve a mettersi al riparo dal virus».

elisa hu - Paolo Sarpi
Elisa Hu – Paolo Sarpi

«L’ignoranza fa male»

Elisa Hu

19 anni, commessa

«Nelle ultime settimane le vendite sono calate almeno del 50%. Qui a Milano vedo un allarmismo ingiustificato. Tra l’altro, gli ultimi dati medici hanno confermato che il virus non si trasmette mica mangiando nei ristoranti cinesi o frequentando i nostri negozi. Frasi come «state alla larga dai cinesi» fanno male, sono soprattutto spia di quell’ignoranza generata da fake news difficile da contrastare».

loredana scuderi
Loredana Scuderi

«Nulla di concreto»

Loredana Scuderi

49 anni, salumiera

«Un’ondata di psicosi e paura, nulla più. Di concreto qui non c’è niente: Eppure per la via c’è una vera moria di presenze. Preferiscono stare chiusi in casa e non frequentare la zona. Tutto a causa di un’informazione falsa e tendenziosa. E poi qui siamo nella Chinatown milanese, non in Cina. I cinesi sono residenti da anni qui e spesso non hanno nemmeno contatti con la loro madrepatria».

Kathleen Delos Santos
Kathleen Delos Santos

«Discriminati a tavola»

Kathleen Delos Santos

21 anni, cameriera

«Il nostro locale serve cucina giapponese e americana, forse proprio per questo motivo non ha seguito contraccolpi. Probabilmente la tipologia di piatti offerti rassicura il cliente sul fatto che non mangerà alimenti provenienti dalla Cina. Il problema è che questa concezione e discriminazione anche a livello culinario deriva proprio da quelle fake news che continuano a rimbalzare sui social e sul web».

laura russo - Paolo Sarpi
Laura Russo – Paolo Sarpi

«Mascherina cercasi»

Laura Russo

49 anni, titolare profumeria

«Sono soprattutto i residenti della zona, in particolar modo i cinesi, ad uscire di meno da quando è scoppiato il caso del coronavirus. Le cause vanno ricercate certamente nella psicosi che sta prendendo sempre più piede in questi giorni. Guardi, questa mattina un cliente mi ha chiesto se vendevo delle mascherine. Lavorando in una profumeria pensavo si riferisse ad una maschera di bellezza!».

enrico samarati
Enrico Samarati

«Tutto sotto controllo»

Enrico Samarati

60 anni, ottico

«Ascoltiamo ciò che ci dice il nostro ministero della Sanità e cerchiamo di non cadere in inutili allarmismi. Anche il via vai di gente non mi sembra particolarmente cambiato. E poi bisogna tenere in considerazione che siamo a fine mese, il calo delle vendite è fisiologico. I clienti che vengono qui non mi sembrano particolarmente preoccupati. Al massimo fanno le classiche battute da bar».

Francesco Novetti
Francesco Novetti

«Questione politica»

Francesco Novetti

68 anni, pres. commercianti di zona

«Penso che le problematiche legate al calo delle vendite vadano cercate altrove, ovvero nel disinteresse delle forze politiche nei confronti delle piccole attività. Tornando al virus certo desta preoccupazione, soprattutto se si osserva il dispiegamento di forze che sta mettendo in atto il governo cinese. Il nostro compito è quello di attenerci alle direttive sanitarie e non creare inutili allarmismi».

Clara Monoriti
Clara Monoriti

«Boom disinfettanti»

Clara Monoriti

33 anni, farmacista

«Nelle ultime settimane abbiamo registrato un boom nelle richieste di mascherine e disinfettanti. Al momento in negozio sono tutte esaurite. La richiesta è stata talmente alta che anche i fornitori non hanno più disponibilità. Al di là di quanto si possa pensare, i principali acquirenti sono stati proprio i cinesi. Ma ultimamente è cresciuto anche l’interesse verso le mascherine da parte degli italiani».