Nei mondi immersivi di Elena e Giulia Sella (studio creativo Designbygemini), i sogni possono diventare realtà o la realtà un sogno. Nasce Space Dreamers ne cuore di Milano e torna il mondo colorato e super pop delle ideatrici di Museum of Dreamers con un secondo capitolo ricco di esperienze interattive capaci di stupire grandi e piccini. Questa volta, con un nuovo nome, un nuovo universo, una nuova idea: Space Dreamers. E settimana scorsa, questo viaggio alla scoperta dell’universo, della Luna, di Marte e del Sistema Solare, ha aperto le sue porte a ogni visitatore.
«Con Museum of Dreamers abbiamo capito l’importanza e la bellezza di creare delle realtà capaci di unire la famiglia, ma anche gli amici. Abbiamo voluto ricreare quel primo format, siamo partite dai sogni e dai sognatori e, questa volta, dallo spazio – ce lo raccontano proprio loro, le sorelle Sella, unite da sempre dalla voglia di creare nuove realtà -. Chi è che non ha mai sognato di viaggiare al di là dei nostri confini?»
Elena e Giulia Sella creano nuova esperienza Space Dreamers: «Pensiamo sempre a come poter stupire: alle nostre mostre è un po’ come tornare bambini»
Era un vostro sogno quello di arrivare sulla Luna?
«Sì. Passavamo le serate d’estate a osservare le stelle, a contare le stelle cadenti e a immaginare quello che ci sarebbe potuto essere altrove. Abbiamo rivolto lo sguardo sempre verso l’ignoto, fa parte di noi. Siamo molto curiose, delle sognatrici».
E proprio il tema del sogno lo avete messo al centro delle vostre esposizioni.
«“Some dreams are too big for this world”, è una scritta che abbiamo inserito all’interno di Space Dreamers. Abbiamo pensato a sedici installazioni in cui i visitatori possono davvero sognare e viaggiare nello spazio».
Tra queste ce n’è una a cui siete maggiormente legate?
«È difficile scegliere. Sicuramente il tunnel che ricorda Odissea nello Spazio e, poi, ci emozionano molto quelle a cui abbiamo aggiunto l’utilizzo della tecnologia, come il cinema».
Il vostro è un approccio al design molto contemporaneo, potremmo dire figlio della generazione millennials in cui la condivisione ha un ruolo importante. Oggi è la Gen Z a tenere le redini dei trend social, un approccio diverso da quel richiamo estetico, quasi ossessivo, di qualche tempo fa.
«È vero, oggi i giovani sono molto più legati alle esperienze. Non c’è più l’idea di fotografare a seguito di una ricerca ossessiva rivolta al bello; si cerca l’esperienza e la si condivide attraverso dei video. I giovani vengono, frequentano i nostri musei e raccontano la propria esperienza, la condividono. Un lavoro importante anche di interazioni. Noi pensiamo sempre a come poter stupire le persone. Nei nostri spazi, è un po’ come tornare bambini».
Come immaginereste un’installazione dedicata a Milano che, oltretutto, è la vostra città?
«Sarebbe molto bello interpretare i lati nascosti di Milano. Si usa dire che sia una città grigia, in verità è super calorosa: offre moltissimo dal punto di vista artistico».
Cosa manca a Milano?
«È sempre aperta alle novità, lo dimostra sempre. Ma da neo-mamme pensiamo che ci piacerebbe una città con più intrattenimento per le famiglie; noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di colmare parte di questa esigenza».
State già pensando a un terzo capitolo per i vostri musei?
«Certo, abbiamo tantissime idee. Vorremmo inserire più musica e spettacoli. Ci piace contaminare, ma ora aspettiamo le reazioni del pubblico alla visita di Space Dreamers».