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29. 04. 2024 02:50

Ex-Otago al Fabrique per la fine del tour, Maurizio Carucci: «La nostra musica onesta a Milano»

Il leader del gruppo genovese racconta il live di questa sera in città

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Ci si diverte. Si canta, si piange, ci si emoziona durante i concerti degli Ex-Otago che, questa sera, suoneranno a partire dalle 21.00 al Fabrique. «Durante i nostri live ci si innamora di nuovo, si fa casino», ci racconta Maurizio Carucci qualche sera fa, incontrato pochi minuti prima di salire sul palco dell’Arca Milano insieme a Francesca Michielin.

Il leader degli Ex-Otago Maurizio Carucci: «Milano incubatrice di idee, ma attenzione a quando può trasformarsi in prigione»

Al Fabrique chiuderete ufficialmente il vostro tour, quanto vi siete divertiti in queste tappe in giro per l’Italia?
«Tantissimo, il tour è andato molto bene. Abbiamo scoperto un calore tutto nuovo. È stato un incontro davvero potente con il pubblico, pieno di emozioni di ogni tipo. Sul palco ridiamo tantissimo, siamo leggeri. Questo, probabilmente, per riflesso a questo periodo storico difficile e pesante».

Possiamo aspettarci qualche sorpresa per questa tappa milanese?
«Assolutamente. Ogni concerto è unico. Al Fabrique sarà tutto diverso, qui a Milano c’è una tensione diversa. Forse anche per com’è la città, molto operosa».

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Molto operosa o troppo operosa?
«A Milano accadono cose, continuamente, e questo si riflette su di noi perché non ne siamo abituati. Siamo gente di Genova. Gente di mare. Venire qui a Milano è sempre un’emozione. Un’emozione positiva».

Per il gruppo cosa rappresenta questa città?
«Per noi, ma anche per i genovesi in generale, Milano è per certi versi esemplare, per altri, un luogo dal quale fuggire. Se diventa incubatrice di cose, di relazioni, di progetti, di arte, allora è bellissimo. Quando si trasforma in prigione, quando le pressioni lavorative e artistiche hanno la meglio sulle persone, allora diventa un posto terribile».

C’è un posto che ti ricorda gli inizi degli Otaghi?
«La casa 139, oggi non c’è più. Era un club da 150 persone. Ci sentivamo arrivati».

Hai citato Genova, oggi tanti artisti genovesi stanno dominando la scena musicale.
«Per anni Genova non è riuscita a portare il suo nome oltre i suoi confini. Ricordo che quando nel 2020 abbiamo fatto un palazzetto sold-out, tutti ne parlavo come un evento epocale. “Un gruppo di Genova che fa un palazzetto”, si diceva. Oggi, complice questa tendenza verso i suoni urban, Genova è tornata a farsi sentire. Penso ad Alfa, Olly, Tedua, Izi, Bresh. Sono nomi che stanno facendo un sacco di strada e noi non possiamo che esserne felici».

Con Mondo panico avete siglato una collaborazione artistica con Fabri Fibra, come è nato tutto?
«Avevamo questo brano e abbiamo pensato subito a lui, serviva lui per farlo sbocciare. Gli ho scritto su Whatsapp e da lì è nato tutto. In modo semplice, immediato».

In passato hai detto che consideri la vostra una musica onesta. Oggi cosa trovi di non onesto nel panorama musicale?
«Tutto ciò che nasce con un intento preciso: fare numeri e fare soldi. Quella non è musica onesta. Gli Otaghi, pur con i propri difetti, hanno sempre fatto musica per elevarsi, per salvarsi».

Cosa farai dopo questo tour?
«Tornerò nella mia montagna e, insieme al gruppo, mi aspettano molte belle cose. Continueranno a uscire canzon»i.

Avete già voglia di tornare live?
«Sì, ci stiamo lavorando. Torneremo prestissimo con nuove date!».

Stasera alle 21.00
Fabrique
Via Fantoli, 9
Biglietti: da 29 euro su ticketone.it

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