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27. 04. 2024 05:17

Jack Savoretti: «Un album che è un intero movimento»

Il 25 giugno Jack Savoretti riparte da Europiana: «Per me rappresenta la musica europea degli ultimi cinquant’anni»

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Sono passati due anni da Singing to strangers e ora l’italo-britannico Jack Savoretti sta per tornare con l’album Europiana, che vedrà la luce il 25 giugno. Per ora è disponibile il singolo Who’s Hurting Who feat. Nile Rodgers. Il disco precedente ha debuttato al primo posto dela classifica UK vendendo oltre 65 milioni di copie ne mondo. Europiana saprà replicarne il successo?

Jack Savoretti: «Europiana è la musica europea degli ultimi cinquant’anni»

Cosa rappresenta per te questo nuovo album?
«Europiana è la musica europea degli ultimi cinquant’anni. Un modo per spiegare com’è cambiata a causa delle influenze che ha subito da quella americana».

Quali sono i punti di contatto con Singing to strangers?
«Singing to strangers è una lettera d’amore all’Italia, alla musica italiana. Grazie a quel disco ho imparato come un ambiente può diventare parte integrante di un progetto. Così per Europiana ho immaginato una dimensione più ampia e ho incluso influenze provenienti anche dalla musica francese, spagnola e scandinava».

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Ascoltando i testi si avverte una maggiore attenzione alle immagini. Una scrittura diversa e più concreta.
«Quando la musica d’oltreoceano è arrivata in Europa è stata arricchita dalle storie. Qui c’è una cultura cantautorale che altrove è meno marcata. Sonorità soul, funk e disco si sono unite a racconti, temi e melodie che hanno creato un vero e proprio mood europeo. Questa è l’ispirazione che mi ha guidato».

Pensi ci siano altri artisti contemporanei che stanno attingendo ai modelli di cui parli?
«In Europa c’è un movimento che sta contribuendo a rimescolare le carte nella musica. Se ascolti, per esempio, gli album di Dua Lipa, The Weekend o Michael Kiwanuka, senti l’influenza della musica italiana ed europea. Clara Luciani, italo-francese, secondo me è la regina del movimento che io chiamo Europiana».

Cosa si prova a mettere piede agli Abbey Road Studios?
«Penso sia la stessa sensazione che un giocatore di calcio sente quando scende sul campo di Wembley o di San Siro. Abbey Road è impressionante. L’ho notato anche con i miei musicisti, non li ho mai visti suonare così!».

Lo scorso anno hai pubblicato un brano nella nostra lingua. Un passo verso un disco in italiano?
«Nel 2020 ho pubblicato il mio primo pezzo in italiano, ma in realtà le strofe mi sono state suggerite dai fan su Instagram. Nonostante sia una lingua melodica e musicale, scrivere una canzone fatta bene è difficilissimo. L’italiano non è come l’inglese, non te la puoi cavare con una parolina veloce. Io non ho la padronanza completa e per questo mi sono affidato all’amico Simone Zampieri, The Leading Guy. Penso sia uno degli autori più forti in Italia. Abbiamo lavorato insieme e… un pezzo arriverà. Per l’album c’è tempo».

 

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