Mi-Tomorrow è presente per la prima volta al Festival del Cinema di Venezia. Ecco le nostre opinioni su alcuni dei principali film della Rassegna.
È STATA LA MANO DI DIO (CONCORSO)
TRAMA – La storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Il diciassettenne Fabietto Schisa è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita. Fino a quando alcuni eventi cambiano tutto. Uno è l’arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l’idolo del calcio Maradona, che suscita in Fabietto, e nell’intera città, un orgoglio che un tempo sembrava impossibile.
L’altro è un drammatico incidente che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro. Apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, Fabietto lotta con la natura del destino, la confusione della perdita e l’inebriante libertà di essere vivi.
Mettersi a nudo, raccontare gioie e dolori del passato non è semplice. Paolo Sorrentino lo sa bene e per questo motivo È stata la mano di Dio è arrivato dopo venti anni di brillante carriera. Un’attesa giusta e meritata, considerando la qualità del film, il più sobrio e il più intimo del regista napoletano.
Niente carrellate, niente riprese mozzafiato, ma tanto, tantissimo cuore. Si ride tanto e si piange altrettanto. L’unica pecca è il finale, un tono sotto rispetto alla prima ora e mezza, ma non possiamo lamentarci: ci troviamo di fronte a uno dei migliori film dell’anno, naturalmente tra i favoriti per la vittoria del Leone d’Oro.
VOTO: 9
THE LOST DAUGHTER (CONCORSO)
TRAMA – Sola in una località di mare, Leda osserva ossessivamente una giovane madre e la figlia in spiaggia. Turbata dalla complicità del loro rapporto (e dalla loro famiglia, chiassosa e sinistra), Leda è sopraffatta dai ricordi legati allo sgomento, allo smarrimento e all’intensità della propria maternità. Un gesto impulsivo catapulta Leda nello strano e minaccioso universo della sua stessa mente, in cui è costretta a fare i conti con le scelte anticonformiste fatte quando era una giovane madre e con le loro conseguenze.
Esordio alla regia coraggioso per Maggie Gyllenhaal, alle prese con l’adattamento cinematografico del libro La figlia oscura di Elena Ferrante. L’effetto più evidente è legato alla sceneggiatura, non priva di difetti, ma la newyorkese riesce a mantenere alto il livello della tensione con abili stratagemmi. Alcune sequenze catturano l’occhio. Ottima, come sempre, l’interpretazione di Olivia Colman, qui supportata da Jessie Buckley, Dakota Johnson e Ed Harris.
VOTO: 6
THE CARD COUNTER (CONCORSO)
TRAMA – William Tell è un ex inquirente militare che vive nell’ombra e fa il giocatore d’azzardo, ma senza correre troppi rischi. La sua vita meticolosa finisce nello scompiglio dopo l’incontro con Cirk, un giovane intenzionato a vendicarsi di un comune nemico. Con l’aiuto della misteriosa finanziera La Linda, Tell introduce Cirk nel circuito dei casinò per condurlo su una nuova strada. Ma i fantasmi del passato non lo abbandoneranno tanto facilmente.
L’ultimo film di Paul Schrader è una piccola delusione. Chiariamoci: un suo film non riuscitissimo vale dieci lungometraggi ben fatti da altri, ma non è questo il punto. Dopo l’ottimo First Reformed, il regista americano si è messo alla prova con un’opera dall’alto potenziale. Le premesse però non sono mantenute, troppi filoni, troppe storie: il risultato è un mischione che lascia perplessi. Peccato, perchè c’erano le carte in regola per un altro grandissimo film.
VOTO – 5,5