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29. 04. 2024 09:50

Santocielo il ritorno in sala di Ficarra e Picone, il regista Francesco Amato: «La vocazione del cinema è andare in cerca dell’invisibile»

A tu per tu con il regista del film dei due comici siciliani che promette di essere uno dei più visti dell’anno: «Salvo e Valentino non fanno film per il bisogno di uscire in sala, ma per la necessità di raccontare delle storie»

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Santocielo segna il ritorno al cinema di Ficarra e Picone. A fare l’Annunciazione e ad insufflare nel grembo della nuova Madonna il nuovo Messia viene inviato Aristide (Valentino Picone). Ma questi per errore finisce per “ingravidare” non la prescelta ma tale Nicola Balistreri (Salvo Ficarra), un professore bigotto e ossessionato dal giudizio altrui. Ficarra e Picone questa volta saranno diretti da Francesco Amato – alla regia anche della serie di Rai Uno Imma Tataranni – Sostituto procuratore – che a Mi-Tomorrow racconta la genesi del film.

Francesco Amato, regista di Santocielo: «Prendere in giro non è necessariamente una stigmatizzazione, ma può essere anche una cura. Spesso è difficile da capire, soprattutto in un Paese permaloso come il nostro»

Com’è nata l’idea di questo film?
«Santocielo nasce da due soggetti differenti: ha delle tracce del soggetto che scrissero Salvo e Valentino con protagonista un angelo che scendeva sulla Terra, ma ha anche delle tracce del mio soggetto con protagonisti degli angeli che abitavano il nostro pianeta. Io, Davide Lantieri, Salvo e Valentino siamo partiti da una matrice comune, questa presenza degli angeli tra di noi. È un modo di intendere il cinema della sua vocazione più alta, cioè andare in cerca dell’invisibile, di ciò che potrebbe esserci ma non si vede. Abbiamo impiegato un anno per scrivere il film, poi le ore sul set… Salvo e Valentino sono due attori estremamente precisi, due grandi professionisti».

Come è stato lavorare insieme a loro?
«Ficarra e Picone hanno una caratteristica: sono complici. Hanno personalità diverse, ma si ascoltano tantissimo e danno tanta fiducia. Questo è molto importante. Non fanno film per il bisogno di uscire in sala, ma per la necessità di raccontare delle storie. E sono estremamente meticolosi: è la prima volta che sul set non passo per il più rompiscatole».

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Avete sfidato il politicamente corretto…
«Prima di questo film ho fatto Filumena Marturano e dirigo la fiction Imma Tataranni – Sostituto procuratore, che ha uno stile compatibile, con una donna protagonista che usa le provocazioni. Prendere in giro non è necessariamente una stigmatizzazione, ma può essere anche una cura. Spesso è difficile da capire, soprattutto in un Paese permaloso come il nostro».

Quali sono i prossimi progetti?
«Vorrei dedicarmi alla quarta stagione di Imma Tataranni – Sostituto procuratore, considerando che abbiamo lasciato in sospeso delle storie a cui il pubblico è molto affezionato. Mi sento responsabilizzato come se avessi gettato un amo (ride, ndr). Per me è importante dare seguito a quella storia, il prossimo anno mi occuperò quasi sicuramente di quello. Ne ho tanti di progetti, ma ora è il momento di passare un buon Natale».

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