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29. 04. 2024 04:22

Zio Vanja, Čechov al Teatro Litta: «Uno spettacolo di veri amici»

Il regista e direttore artistico di Manifatture Teatrali Milanesi Antonio Syxty porta al Teatro Litta il grande classico

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Rimarrà in scena fino al 28 gennaio Zio Vanja (Scene di vita) che ha appena debuttato al Teatro Litta. Un grande classico di Anton Cechov che racconta la vita di una famiglia nella campagna russa del 1800. Uno spettacolo sviluppato da un’idea di Antonio Syxty, regista e direttore artistico di Manifatture Teatrali Milanesi – il progetto artistico che gestisce il Teatro Litta, il Teatro Leonardo e La Cavallerizza.

Zio Vanja in scena al Teatro Litta: intervista al regista Antonio Sixty

Syxty, perché ha scelto di tornare a lavorare su un testo di Cechov?
«È stato un incontro quasi casuale. In questi anni ho conosciuto gli insegnanti di Grock Scuola di Teatro, attori che si conoscono da circa venti anni. Ho pensato che potessero essere loro le persone giuste per fare Zio Vanja. Ho pensato che Pietro De Pascalis potesse essere Zio Vanja, Debora Virello interpretare Sonja, Fernanda Calati vestire i panni di Marina e Maurizio Salvalalio potesse incaricarsi di essere Astrov. A questo gruppo si sono aggiunti Gaetano Callegaro per interpretare il professore e una giovane ex allieva, Margherita Caviezel, nei panni della moglie Elena. Per realizzare quest’opera è stato fondamentale il supporto del regista Claudio Orlandini che conosce tutti da tantissimi anni. Insieme volevamo realizzare uno Zio Vanja nato da vere relazioni di vita».

Da qui il sottotitolo che perde il riferimento alla campagna e diventa Scene di vita?
«Esatto, perché solitamente un cast è composto da attori che non si conoscono e devono stabilire una serie di relazioni. Nel nostro caso le relazioni c’erano già e questo rende unica la messa in scena. In questa tenuta di campagna ci sono persone che si conoscono davvero. È una cosa che lo stesso Cechov consente essendo così profondo e puntuale nella conoscenza dell’animo umano».

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Antonio Sixty
Antonio Sixty

In cosa è contemporaneo?
«Ha scritto questa opera a fine ’800 anticipando l’uomo del ‘900. Tantissimi hanno attinto da lui, gli americani lo adorano, secondo Haruki Murakami Cechov è alla base di tutto. In Zio Vanja il personaggio di Astrov vive nei boschi, non mangia carne e si batte affinché l’uomo non distrugga l’ambiente. Un personaggio che potrebbe benissimo parlare anche oggi».

Nelle sue ultime opere ha parlato spesso di tempo e spazio, ritroviamo questa matrice anche in Zio Vanja?
«Sì perché Cechov ha proprio bisogno del tempo che passa. Viviamo sempre con la coscienza di quello che viviamo al momento e non riusciamo ad afferrare il tempo che passa. Altrettanto fondamentale è lo spazio, a differenza di altri autori, Cechov presenta quella Russia ottocentesca involgarita».

La musica ha un ruolo importante?
«È poca, ma protagonista perché sul palco viene suonato da Marina un piccolo pianoforte con alcuni brani di Mozart e c’è un violino in lontananza a proporre un brano di Gavin Bryars».

Come è andata la prima parte di stagione di MTM?
«Milano è una città ricca di pubblico e di proposte teatrali, c’è tanta concorrenza. Il pubblico ci ha premiato e segue con grande calore quello che proponiamo nei nostri tre spazi sia come produzione sia come ospitalità. Non possiamo lamentarci, cerchiamo di offrire alla gente la possibilità di andare a teatro per poter riflettere, ridere, stare bene e passare una serata senza uno schermo davanti».

Fino al 28 gennaio
Dal martedì al sabato alle 20.30, domenica alle 16.30
Teatro Litta
Corso Magenta 24, Milano
Biglietti: intero 30 euro, convenzioni 24 euro, under 30 e over 65 17 euro su mtmteatro.it

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