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20. 05. 2024 08:40

Il progetto benefico di Cinzia Macchi: «La Milanesa in tutto il mondo per aiutare gli altri»

«Le nostre borse all’uncinetto sono lavorate dalle signore delle RSA e da donne vittime di violenza»

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È una storia di donne. E di borse. Denominatore comune la passione e la voglia di fare di una signora milanese, Cinzia Macchi, che ha saputo dar vita al brand di borse “La Milanesa”. La lavorazione principe delle borse è il crochet, ovvero il lavoro all’uncinetto, ma la finalità, come dice Cinzia, «è quella di una attività diventata uno strumento d’aiuto per molte donne con alle spalle casi di violenza e maltrattamenti: così prende vita ogni collezione a cui viene affidato un progetto benefico».

Milanesa, il progetto benefico di Cinzia Macchi

Tutto parte da una coperta trovata da un rigattiere «sporca e rotta ma, per me, fonte immediata d’ispirazione. Una di quelle coperte che probabilmente tutti abbiamo in casa e che mi ricordava mia nonna, figura fondamentale della mia vita. Ritagliare quei quadrati colorati fatti all’uncinetto e rivestire una shopping è stato un tutt’uno». Coperte che hanno iniziato ad arrivare da due RSA venete: «140 signore ospiti che sferruzzano e lavorano all’uncinetto per me, come ovvio, con i loro tempi. Vorrei coinvolgere anche delle RSA lombarde. Mi piace pensarle come le mie nonnine».

Ma oltre a queste anziane signore lavorano per La Milanesa Anna, Paola, Lisa e Miriam. «Miriam è arrivata grazie al mio progetto Fabbricatrici di Sogni, realizzato insieme alla Caritas, alla Diocesi di Milano e con il supporto di Banca Intesa. Altre hanno alle spalle pesanti casi di violenza. E per me è un orgoglio poter dare loro un lavoro, farle tornare a credere in se stesse».

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Il successo della Milanesa è arrivato alla grande: «Siamo nei mall e boutique più importanti del mondo. La cifra è indossare un abito super firmato con la borsettina della Milanesa, per questo il nostro target è molto alto. E siamo davvero ovunque: 250 boutique in Italia e circa 700 nel resto del mondo. Ma non abbiamo mai derogato dalla nostra filosofia: ogni borsa che facciamo deve avere uno scopo sociale altrimenti non la si fa, deve sempre essere legata a un progetto. Ad esempio con il covid ho aiutato il San Raffaele; ho creato una piccola borsa con scritto “Ce la possiamo fare” e le ho vendute online. L’intero ricavato è stato dato all’ospedale. Per la seconda ondata del covid ho fatto le scarpette da neonati in uncinetto, pensando alle scarpette delle rinascita».

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