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14. 05. 2024 20:23

Le condizioni di vita disumane all’interno del CPR di via Corelli: nuove denunce

Malati che non ricevono cure, tentati suicidi, condizioni igieniche scarse: anche tutto questo accade a Milano

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Ancora testimonianze, parole e scritti che denunciano le condizioni disumane di vita all’interno del CPR di via Corelli a Milano. Immagini forti, assai lontane da una città che spesso si mostra in carta patinata salvo poi avere delle sacche cittadine di poco costosa e qualitativa carta straccia.

Le condizioni disumane di vita all’interno del CPR di via Corelli, la testimonianza 

La denuncia è portata avanti da LasciateCIEntrare, campagna nazionale contro la detenzione amministrativa dei detenuti, nata nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell’Interno che vietava l’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo). Come si legge su pressenza.com, le condizioni di detenzione esercitate all’interno del CPR milanese sono davvero disumane: «Alcuni ragazzi reclusi stanno facendo uno sciopero della fame perché si sentono ingiustamente detenuti», si legge. Altri, invece, raccontano di alcuni scioperanti che sarebbero stati repressi a suon di manganellate. Un detenuto in particolare sarebbe molto debilitato dal digiuno, soggetto a ripetuti svenimenti. 

CPR di Via Corelli a Milano
CPR di Via Corelli a Milano

CPR di via Corelli, il racconto dei testimoni

Stante sempre le testimonianze, pare che un altro detenuto affetto da problemi renali non riceva adeguata assistenza medica. C’è anche un recluso che starebbe soffrendo di mal di denti ma che anch’esso non riceve cure. Risultano problemi anche per la presenza di due detenuti con problemi psichiatrici, di notevole entità ci dicono, che vengono lasciati negli spazi comuni e che destano notevole preoccupazione, a causa delle crisi alle quali sono soggetti, negli altri migranti reclusi nella stessa area. 

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Il tentato suicidio nel CPR di via Corelli

Un altro evento saliente: mercoledì scorso un altro migrante detenuto al Corelli avrebbe tentato di “fare la corda” ovvero di suicidarsi legandosi una corda al collo e tirando. Il tentativo è stato sventato dai compagni detenuti nella stessa area. Si tratterebbe dell’ennesima conferma delle ordinarie situazioni di crisi alle quali sono soggette le persone che vengono detenute all’interno di quelle strutture. Si tratta, si legge sempre, di condizioni di privazione della libertà personale, vera e propria detenzione, senza che sia stato commesso un reato.

La storia del CPR di via Corelli

Il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di via Corelli è un centro di detenzione amministrativa situato a Milano, in via Corelli 36. È un luogo dove vengono trattenuti i migranti in attesa di rimpatrio dopo l’adozione di un provvedimento di espulsione. Il CPR di via Corelli è stato aperto nel 2001 e gestito dal Ministero dell’Interno italiano. Ha suscitato diverse critiche e controversie riguardo alle condizioni di detenzione, ai trattamenti riservati ai detenuti e alla mancanza di accesso a servizi legali e assistenza adeguata. Nel corso degli anni, diverse organizzazioni per i diritti umani e associazioni hanno denunciato presunte violazioni degli stessi diritti nel CPR di via Corelli e in altri centri di detenzione amministrativa in Italia. Le denunce includono il sovraffollamento, l’isolamento, le limitazioni all’accesso ai servizi sanitari, la mancanza di informazioni chiare sui diritti dei detenuti e il trattamento inumano o degradante.

CPR di Via Corelli a Milano
CPR di Via Corelli a Milano

Le indagini all’interno del CPR di via Corelli

Alcune di queste denunce sono state oggetto di indagini e critiche da parte di organizzazioni internazionali e di rapporti da parte di istituzioni come il Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà (GNPL), organismo indipendente che monitora le condizioni di detenzione in Italia.

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