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29. 04. 2024 13:57

Morire di freddo a Milano: la triste storia di Issaka

Una vicenda che lascia senza parole

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Nel 2023 si può ancora morire di freddo a Milano, come accaduto al povero Issaka Coulibaly. Una storia triste, che fa rabbia e che fa tornare con la mente a quella burocrazia, quella voglia di «meno documenti e più amore» che tutti auspicano ma che nessuno, fino ad oggi, è riuscito a mettere in pratica. Cosa che ha portato Issaka a morire di freddo a Milano. Sì, a Milano, la città che si dichiara aperta al prossimo, salvo poi lasciarlo morire per problemi burocratici.

Morire di freddo a Milano, la storia di Issaka Coulibaly

A raccontare l’accaduto, con un post sulla sua pagina Facebook, è stato il St. Ambroeus FC, la prima squadra di rifugiati a esordire in FIGC a Milano: «Abbiamo appreso con estremo dispiacere della morte di Issaka Coulibaly, il portiere di una squadra di amici che qualche volta è venuto ad allenarsi con noi negli scorsi anni. – si legge nel post condiviso – Issaka dopo anni di clandestinità è stato ritrovato senza vita in un capannone abbandonato in via Corelli, i giornali parlano di morte naturale a causa del freddo».

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Morire di freddo a Milano, Issaka poteva essere salvato senza tanta burocrazia

Già, Issaka era un clandestino. Viveva in Italia da tempo ma non aveva nessun riconoscimento ufficiale: «Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere, ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia. – prosegue ancora il post della formazione dilettantistica milanese – Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale, se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti molto probabilmente non staremmo scrivendo questo post, e lui, con una vita regolare, magari starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale». 

Carte di credito, documenti nella stazione centrale di Milano

Morire di freddo a Milano, morire di clandestinità

Conclude il post: «Issaka è morto di clandestinità, perché quando non ti viene concesso di avere dei documenti sei costretto a vivere e a morire ai margini della società, senza un permesso di soggiorno, senza la possibilità di lavorare regolarmente, senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina o accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti. Eri un portiere fortissimo, ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale. Che la terra ti sia lieve. Giustizia per Issaka, e documenti per tutte e tutti. La clandestinità uccide».

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