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06. 05. 2024 02:58

Nuovi bagni pubblici, un bisogno più naturale

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Ed è proprio mentre sto scrivendo questo editoriale che da Palazzo Marino esce il comunicato “Vittoria al TAR per l’installazione dei nuovi bagni pubblici” , 110 in 2 anni.

Si insinua il dubbio che ormai la cronaca me l’abbia bruciato, ma non è così. Anzi, rafforza l’idea nata dal corale afflato sul film Perfect Days di Wenders, non però sul coro che elogia le piccole cose (alzi la mano chi lascerebbe il suo lavoro per andare a fare quello del protagonista, pulire i bagni, per me tutto tranne che “piccola cosa”), bensì sull’aver acceso un faro sulla qualità dei bagni pubblici.

Nuovi bagni pubblici, come siamo messi a Milano?

Mio nonno, l’ing. Togni dei Blocchi Togni, inventori dei bagni sospesi (esposti al MoMa di New York) mi ha sempre detto che la civiltà di una società si misura dal livello dei suoi servizi. Ed ecco il punto: come siamo messi a Milano? L’offerta si suddivide in servizi chimici in strada e nei parchi e servizi igienici in struttura in metropolitana e in esterno. Ma, diciamocelo chiaro, se non si trova un bar aperto, che succede? Tempo fa una tassista mi confidò di scegliere la piazzola di sosta in base alla presenza di un bagno, pubblico e funzionante.

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In Bolivia così come nella Tokyo raccontata da Wenders ci sono bagni pubblici che modulano il prezzo d’ingresso in base all’utilizzo. Eppure anche noi potevamo vantare fiori all’occhiello come l’Albergo Diurno Venezia, inaugurato nel 1926 con tanto di terme ed oggi “ridotto”, nonostante il lodevole restauro del FAI, a testimone di una civiltà perduta. Quindi sì, l’editoriale è e resterà di attualità fino a quando a Milano avremo archiviato quella che è una vera emergenza bagno.

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