Sta passando un po’ troppo sotto silenzio l’impasse in cui si trova il Piccolo Teatro. Anche la scorsa settimana il Consiglio d’Amministrazione, convocato nuovamente per la designazione del direttore dopo le dimissioni di Sergio Escobar, non ha potuto procedere a tale adempimento, a causa dell’assenza dei due consiglieri espressi dalla Regione Lombardia.
L’ambita nomina, che di fatto raccoglierà l’eredità pesante di una gestione virtuosa, passa da un braccio di ferro politico tra Comune, Regione e Ministero dei Beni Culturali, che dovrebbero tenere conto delle qualità professionali acquisite e dimostrate da parte di un uomo di cultura adatto a gestire un’istituzione teatrale storica della città.
Dal ministro Dario Franceschini ancora non è arrivata alcuna parola sulla vicenda che, tra l’altro, sta mettendo non poco a rischio i conti dell’istituzione culturale già falcidiati quest’anno dal lockdown. E sarebbe oggi opportuno che si torni ad una trasparenza, fin qui mancata, o si faccia un bando internazionale in grado di designare il nuovo direttore.
Quel che vediamo oggi è l’ennesimo film di una brutta politica, per nulla in grado di superare i differenti colori per il bene di una Milano già abbastanza ferita.