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27. 04. 2024 00:28

L’amore per la storia come strumento del futuro

Tra i lasciti di Tognoli l'importanza della storia: non semplice retorica, ma strumento per comprendere cosa potrà lasciare il segno nel presente e nel futuro

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Milano non ha dimenticato Carlo Tognoli. Per molti cittadini era “il” sindaco, stimato e apprezzato per come aveva saputo affrontare momenti più che cruciali della città. Gli anni di piombo da un lato, dall’altro una delle più grandi de-industrializzazioni d’Europa, gestita senza creare quei drammi sociali ed economici vissuti in altri luoghi d’Europa, ma anzi rilanciando Milano verso il futuro, garantendo un benessere diffuso, tenendo unita la comunità, conservando il valore della solidarietà.

Oggi ci si domanda quale sia l’eredità che Tognoli lascia a Milano. Sono tantissime le cose che ci consegna in dote. Innanzitutto il suo socialismo, fatto di concretezza ma al tempo stesso di slancio ideale necessario per rendere possibili e reali le visioni, le idee.

Ma un aspetto in particolare è fondamentale, per capire cosa ha reso grande la sua azione amministrativa e soprattutto per trarre spunti preziosi per il futuro: il suo amore per la storia. Tognoli conosceva la storia di Milano, ma non in termini nozionistici o eruditi, non per sfoggio di cultura.

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La storia per lui è stata davvero, da sindaco prima e da cittadino poi, la via maestra da seguire. Una conoscenza del passato non fatta di semplici date, di mere biografie, eventi particolari usati per fini propagandistici, per inutili battaglie quotidiane. Il suo era un sapere che andava a ricercare le grandi tendenze, il filo rosso degli eventi che hanno reso possibile la grandezza di Milano, quei punti irrinunciabili che costituiscono la strada da percorrere anche nel presente e nel futuro.

Un giorno, in un’intervista, alla domanda di un giovane aspirante giornalista, che gli chiedeva quale dovesse essere l’identità del futuro di Milano, rispose bonariamente che l’identità della città sta nel meglio del passato che si proietta nel domani.

Citò, a esempio del suo ragionamento, il fatto che la moda non è un fatto recente della città, ma che già nel ‘400 Milano era famosa per l’eleganza delle armature prodotte e per il loro “design”. Un’eredità difficile, quella di saper distinguere nel presente, grazie alla conoscenza del passato, gli aspetti irrinunciabili, quelli che restano e che sono imprescindibili per il futuro.

E saper riconoscere al tempo stesso le mode passeggere, e non farci ammaliare da traiettorie che possono apparire affascinanti ma che in realtà sono fatue, senza futuro. Ecco, l’eredità più importante è lo sforzo quotidiano di capire cosa può lasciare il segno, e poi lasciarlo per davvero, quel segno.

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