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07. 05. 2024 01:17

Il “piatto solidale” di Elio Sironi: «La nostra “gara” fra chef combatte la malnutrizione»

L'Executive Chef, da dieci anni al Ceresio7 Pools & Restaurant, sostiene anche quest’anno la campagna Ristoranti contro la fame

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Elio Sironi ha compiuto 10 anni nella cucina del Ceresio7 Pools & Restaurant, sul rooftop del quartier generale della maison Dsquared2 a Milano. Dal settembre 2013 Executive Chef dello scenografico ristorante che svetta sulla terrazza del palazzo storico dell’Enel, in via Ceresio. Passata la frenesia della fashion week, quale miglior modo di festeggiare se non ospitare la presentazione della IX edizione di Ristoranti contro la fame?

Elio Sironi: «Nel menu proponiamo il “piatto solidale”, che riscuote sempre successo e mi piace che tutta la brigata sia cosciente del piatto che fa, mentre lo fa e perché lo fa»

Un modo per restituire qualcosa, un progetto promosso da Azione contro la Fame, che coinvolge ristoranti, chef e amanti del cibo per contrastare l’emergenza alimentare in Italia e nel mondo. Brianzolo di nascita, ma milanese d’adozione, Elio Sironi si diploma presso l’Istituto culinario di Milano e dopo un lungo periodo di formazione nei migliori hotel e ristoranti italiani e svizzeri, prende la via del Giappone, della Germania, dell’Inghilterra, degli Stati Uniti e della Spagna. Nel 2003 torna a Milano e fino al 2011 riveste il ruolo di Chef Executive all’hotel Bvlgari di Milano, per poi approdare nel 2013 alla cucina del Ceresio7. Dalla terrazza con vista sullo skyline milanese, in questi anni non solo ha cucinato, ma è diventato appunto chef ambasciatore del progetto Ristoranti contro la Fame, sin dalla prima edizione del 2015.

10 anni di Ceresio7 e 9 di Ristoranti contro la fame: Elio Sironi risponde sempre presente?
«Siamo veramente onorati di ospitare un evento così importante, che combatte contro la fame e la malnutrizione. I dati sono disarmanti. Sapere che ancora oggi milioni di persone, fra cui tanti bambini, muoiono di fame con tutte le risorse di abbondanza di cibo che ci sono, con noi che lavoriamo nel settore sprecando tanto, è inaccettabile».

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Oggi siamo alla nona edizione della campagna promossa da Azione contro la Fame, cosa puoi dire di questi anni?
«Io credo molto in questa associazione. Sarà perché tocco cibo ogni giorno, ma sono molto sensibile al tema della malnutrizione e sono molto contento, perché vedo che ogni anno siamo sempre di più. Abbiamo iniziato in pochi, i più timidi o i più generosi, non lo so, ma a oggi siamo veramente tanti e credo che questa operazione avrà un’evoluzione ancora più grande. Saremo ancora di più l’anno prossimo, perché è un tema che tocca veramente l’anima».

È cambiata la reazione dei clienti rispetto alla prima edizione?
«Ogni ristorante propone un “piatto solidale” e devo dire che durante la campagna quello risulta il piatto più venduto. Nel corso degli anni i clienti hanno imparato a riconoscere il logo del progetto e sanno benissimo che se scelgono quel piatto stanno aiutando gente che fa più fatica di loro a mangiare. Sono molto contento, soprattutto quando alla fine si vedono i risultati. C’è una sorta di gara tra noi chef (ride, ndr.) e devo dire che il Ceresio7 si posiziona sempre bene, un po’ per l’affluenza di pubblico che abbiamo, ma anche perché è un pubblico molto sensibile. Inoltre abbiamo un servizio che spiega molto attentamente il progetto, quindi quando tu spieghi perché stiamo facendo questo e che fine fa la loro scelta, il cliente sceglie a occhi chiusi».

Come vive il contrasto di preparare cibo in un posto meraviglioso della città e pensare che questo progetto va a ricadere proprio sulle persone bisognose di Milano?
«Un ristorante di fascia medio-alta come Ceresio7 ha una clientela internazionale e anche quella clientela conosce bene il problema. Sa che esiste la malnutrizione, anche a Milano, è sotto gli occhi di tutti. Io nelle mie proposte di “piatto solidale” scelgo il piatto meno impegnativo. Ovvero, non il caviale, preferisco il risotto alla milanese o la cassœula, un piatto che abbia un costo abbordabile sia nella materia prima che nella sua realizzazione. Di conseguenza anche il cliente risponde bene».

Il piatto solidale di quest’anno?
«Non lo so ancora perché stiamo cambiando il menù, ma non decido solo io, lo metto ai voti. Mi piace che tutta la brigata sia cosciente del piatto che fa, mentre lo fa e perché lo fa. E perché ne prepara di più rispetto ad altri piatti. Perché quel piatto “è”!»

Un ultimo appello?
«Dovete contribuire ad aiutare questa causa, per favore. È inaccettabile oggi non poter garantire un pasto al giorno, soprattutto ai bambini. Ognuno ha una propria sensibilità, per me il cibo, forse perché ci lavoro dentro, ha un’importanza primordiale».

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