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02. 05. 2024 05:04

Robe di quartiere, Milano riparte “dal basso” per una nuova città: ecco come

Iniziative di comitati e associazioni che vogliono valorizzare le loro vie, aiutandosi reciprocamente in un periodo storico per niente facile

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Abbiamo scelto di chiamarla “Robe di quartiere”. Che cos’è? Il nome della nuova rubrica di Mi-Tomorrow che intende dare una visibilità organica e il più capillare possibile alle tante iniziative nei quartieri di Milano che nascono “dal basso”. Stiamo parlando di iniziative di comitati e associazioni che vogliono valorizzare le loro vie, aiutandosi reciprocamente in un periodo storico per niente facile. Nella città proiettata verso le Olimpiadi del 2026, verso la costruzione di nuovi poli, centri commerciali all’avanguardia, pensiamo sia indispensabile tenere gli occhi aperti su realtà più piccole, ma spesso anche più ricche di creatività e in grado di fare la differenza sulla qualità della vita. Partiamo ufficialmente così.

Robe di quartiere, la riqualificazione

Stazione Radio, sulla Martesana arriva il cicloturismo

Un ambizioso progetto che vedrà arrivare anche un bistrot

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C’è anche la voglia di fermarsi, dopo tanto girovagare per l’Italia, che ha spinto Maurizio Guagnetti in riva alla Martesana: «Ho fatto 5mila chilometri in bicicletta – racconta – perché portavo avanti un format Radio Bici sul tema della sostenibilità. Nel 2018 ho deciso di rimettere le radici a Milano e mi sono accorto che accanto al Naviglio della Martesana esisteva uno spazio abbandonato: una sottostazione elettrica, costruita nel ‘38 e in disuso dal ‘94, che forniva energia elettrica ai treni».

Stadio radio
Stadio Radio

E’ nata così l’idea di recuperare la stazione per offrire uno spazio, chiamato Stazione Radio. in cui sviluppare attività e progetti all’insegna della sostenibilità. Un’impresa non facile perché, fatta salva la buona volontà dei titolari dell’area, c’è un complesso normativo arduo da superare: «Con un gruppo di amici ci siamo costituiti come impresa sociale – spiega Guagnetti -, quindi è partito un lavoro con Rfi, titolare del luogo, banche, fondazioni che ci hanno supportato economicamente e con la comunità di don Gino Rigoldi. E’ stato difficile ma ci siamo riusciti perché Milano sa cogliere queste opportunità, noi siamo stati riconosciuti come servizio privato di interesse pubblico».

Stazione Radio, che si trova in via Tofane 45, si articola in quattro attività. Il ciclo-turismo (realizzato in collaborazione con Comunità Nuova Onlus per la formazione di giovani che provengono da percorsi di fragilità), una serie di gite con biciclette a noleggio per scoprire la Martesana. Poi il podcast che accompagna i tour e funge da moderno cicerone. In via di formazione è il bistrot, dove sarà possibile mangiare, e infine gli eventi definiti con Comune e Municipio 2. L’ambizione è diventare un punto di riferimento in una zona della città molto frequentata da ciclisti e runner: «Quando parliamo della Martesana – dice il fondatore di Stazione Radio – non possiamo considerarla una periferia ma una città ideale che conta 330mila abitanti che può diventare una leva per alleggerire la pressione su Milano». (GS)

Robe di quartiere, l’associazione Bellarquà: «Con Affacci solidali si torna a casa in sicurezza»

L’associazione Bellarquà – zona via Padova – ha creato una chat fra vicini di casa per seguire “dall’alto” il rientro serale nelle abitazioni. Valsasina, del comitato: «Vogliamo generare eventi positivi in una zona con delle criticità ed essere da volano per migliorare la situazione»

Serena Scandolo

Si intitola “Affacci Solidali” e viene spiegato con un messaggio scritto in italiano, inglese, cinese e arabo sui profili social di @_bellarqua_, un’associazione nata da pochissimo e composta da un gruppo di cittadini residenti in via Arquà, una delle traverse più difficili di via Padova.

Bellarqua
Bellarqua

«Affacci Solidali è l’iniziativa di un gruppo di donne di via Arquà che si sentivano insicure di notte – recita il post – Hanno creato un gruppo Whatsapp per offrire supporto: sorveglianza dalla finestra o compagnia telefonica durante il tragitto. L’iniziativa è rivolta alle donne che vivono la via e che desiderano avere e offrire supporto, ma anche gli uomini sono i benvenuti se lo desiderano. La sicurezza non ha genere, ed è un diritto fondamentale che tutti dovrebbero poter godere. Per informazioni o partecipare, scriveteci un messaggio in direct!».

Matteo Valsasina, membro del Comitato Direttivo di Bellarquà, da dove è nata l’idea?
«Da un’esigenza. Le persone iniziavano ad avere timore a tornare a casa la sera, quindi la cosa più utile è stata quella di “farci vedere”: quando una persona sente il bisogno di avere un supporto ci scrive in chat su Instagram e qualcuno di noi si affaccia alla finestra, lo saluta, lo sta a guardare finché entra nel portone».

Questo come aiuta?
«Il far vedere che la persona non è sola contribuisce in maniera forte sia alla sicurezza percepita, sia a quella reale, perché è più difficile che venga importunata».

Ricorda l’iniziativa di Donne x Strada, che offrono una videochiamata a chi torna a casa da sola.
«Stare al telefono non contribuisce così tanto come uno che sbraccia dalla finestra, è un’altra cosa. Poi nel caso non ci sia nessuno disponibile si può stare al telefono, ma non succede. Il mondo del lavoro variegato di oggi permette che una persona che fa i turni o che sia sveglia di notte per finire un progetto ci sia sempre».

Avete altri progetti?
«Sì, perché prima eravamo un comitato cittadino informale, ora abbiamo fondato l’associazione per poter essere un punto di riferimento anche per le istituzioni. Quest’estate abbiamo proposto la “Merenda in Strada”, il teatro e il cinema nei cortili e a breve organizzeremo “Musica alla Finestra”, per promuovere l’aggregazione tra i residenti».

L’obiettivo a lungo termine?
«Generare eventi positivi in una zona con delle criticità ed essere da volano per migliorare la situazione. Il movimento ha unito molto, siamo una via dove le persone si parlano, si raccontano i problemi e condividono attività piacevoli. Io sono milanese e nei tanti quartiere dove ho vissuto prima non mi è mai capitato di conoscere tutti come accade qui. A Milano, tipicamente, non ci si conosce nemmeno con il vicino di sotto».

Robe di quartiere, Casoretto in musica

Il comitato di quartiere organizza visite alle vie dei compositori e chiede la riqualificazione di piazza Durante

Yuri Benaglio

Dopo il primo appuntamento di inizio ottobre, sabato 21 alle 16.00 si torna in piazza Durante alla scoperta dei compositori che danno i nomi alle vie del quartiere. Durante, Leoncavallo, Catalani, Mancinelli, Porpora, Lulli e Jommelli rivivranno grazie all’iniziativa organizzata dal comitato popolare del Casoretto, nato poche settimane fa.

Casoretto
Casoretto

Tra gli obiettivi principali del comitato quello di rivalutare piazza Durante, cuore pulsante del quartiere: una piazza affaticata, dove l’incuria e fenomeni di micro-degrado si trascinano da tempo senza una risoluzione apparente. Ma attorno alla piazza ruotano energie positive, come quelle degli studenti e dei docenti dell’adiacente istituto Caterina da Siena, che hanno proposto una riqualificazione nell’ambito del bando Piazze Aperte. A marzo il progetto è stato presentato ad alcuni consiglieri del Municipio 3 e prevede installazioni, eventi e un cambio della viabilità (chiusura della strada che la taglia a metà).

A distanza di pochissimi metri, a breve dovrebbero partire i lavori per l’allargamento del sagrato davanti alla quattrocentesca basilica con pedonalizzazione annessa di un tratto di via Lambrate. Un tempo proprio frazione di Lambrate, il Casoretto sta cercando di farsi strada tra Città Studi, Loreto, Lambrate e via Padova. L’iniziativa in questione va proprio in questa direzione: riscoperta culturale e delineazione di una cifra che lo possa contraddistinguere da tutto il resto.

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