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29. 04. 2024 09:49

Blu Oberon a servizio della rigenerazione urbana: «Creiamo i plastici metavisuali della città di Milano»

L’azienda meneghina usa le nuove tecnologie Il CEO Paco Simone: «C’è grande richiesta di nuove figure professionali»

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La città, aperta, condivisa e partecipata, con dati raccolti da sensori disseminati nello spazio urbano. Tutto per creare “gemelli digitali”, rappresentazione perfetta in tutti i suoi dettagli (ma digitale) dello spazio in cui viviamo: «Le città si trasformano continuamente» le parole di Paco Simone, CEO di Blu Oberon, azienda milanese che affianca pubbliche amministrazioni e privati nella rigenerazione urbana.

Blu Oberon, parla il CEO Paco Simone

Simone, ci spiega cosa fate?
«Progettiamo strumenti di comunicazione immersiva non invasivi. Ad esempio, il plastico metavisuale: diamo corpo alla città in 3D».

Oggi alcune amministrazioni locali stanno creando il proprio «gemello digitale».
«Come Milano. Questo permette di rilevare i mutamenti delle città e pianificare il futuro. La città ha commissionato, con bando, a due grandi aziende lo scanning della città. Queste aziende hanno creato punti aerei con droni e ripreso la città anche dal basso».

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E tutto questo per…
«Creare il già citato modello digitale della città. Poi va convertito in 3D e vanno innestati i dati che arrivano dal Comune, ma anche dalle società che abbiano interesse a condividere i propri dati».

Cosa serve per lavorare in questo settore?
«Oggi è più facile avvicinarsi a queste tecnologie, la base è quella dei videogiochi che è un’industria mastodontica; anche lì, ad esempio, si ricostruisce uno scenario e si naviga in tempo reale dentro. Noi con il plastico metavisuale facciamo la stessa cosa».

Paco Simone
Paco Simone

E dove si studia?
«Oggi possiamo attingere a master che preparano i giovani a usare questi strumenti che poi noi usiamo in contesti differenti. E c’è grande richiesta di nuove figure professionali».

Cosa avete fatto per Milano?
«Abbiamo, ad esempio, affiancato il comitato candidatura di Expo 2015, esposto il plastico all’Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele II e a Parigi nei giorni in cui commissari dovevano decidere».

Cosa bolle in pentola per il futuro?
«Abbiamo una teca metavisuale di Milano che stiamo portando in giro, ma posso dire poco altro. C’è tanto interesse nel raccontare il contenuto di una città a livello emozionale. E questo è un plastico metavisuale lo consente».

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