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14. 05. 2024 16:01

Parte la MIxology Experience: «Benvenuti nella nostra Milano da bere»

Il fondatore di Bartender.it e organizzatore dell'evento: «Il drink perfetto esiste»

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Parte domenica la nuova edizione di MIxology Experience, la fiera milanese dedicata al mondo del bar e della miscelazione, quest’anno ospitata all’interno del Superstudio Maxi. In tre giorni – da domenica 7 a martedì 9 maggio – il racconto dell’hospitality e del bar industry focalizzato sul settore beverage, sotto la guida del circuito Bartender.it. E gli eventi che anticipano la manifestazione sono già partiti. «Sono tanti i locali milanesi che ci stanno accompagnando all’apertura di domenica – racconta Luca Pirola, fondatore di Bartender.it – e tutti hanno aderito con entusiasmo»

Via alla MIxology Experience: l’intervista all’organizzatore Luca Pirola

Quali sono le conferme rispetto alla prima edizione?
«Questa seconda edizione riprende fedelmente quel format che ha saputo coinvolgere i protagonisti del mercato nazionale e internazionale del settore. Lavoreremo ancora di più per migliorare i risultati straordinari dello scorso anno: 6.850 presenze (per un totale di più di 200mila assaggi) hanno reso soddisfatte le 151 aziende, rappresentanti di 357 brand. Quindi la conferma migliore sarà il nostro impegno, ma senza pensare ai numeri».

Perché?
«Ciò che è stato maggiormente apprezzato lo scorso anno è stato aver puntato sulla qualità delle persone presenti e non sulla quantità. Le postazioni erano pulite, il personale all’altezza e l’ordine ha garantito un’ottima organizzazione».

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E le novità?
«Abbiamo un inserimento importante di business match e speed date. Questi sono strumenti utili a dare l’impulso commerciale giusto all’evento. Trade sì, ma anche business. Questa è la nostra filosofia».

Come sarà strutturata la fiera?
«Nei 10mila metri quadri del Superstudio Maxi ci sarà un percorso funzionale e chiaro per il visitatore, diviso in aree tematiche, utili a conoscere in maniera semplice il mondo della liquoristica e della distillazione. Ma non ci dimenticheremo degli analcolici».

Ovvero?
«Tornerà lo spazio dedicato ai prodotti No-Low Alcohol, ovvero a bassa o nulla gradazione alcolica. Parlarne accentra il focus anche sulla preparazione dei mocktail, i cocktail arricchiti non dall’alcol, ma dalla fantasia del bartender».

Cosa cercano gli operatori del settore?
«Principalmente l’accesso al dialogo con produttori, importatori e distributori con i master distiller e i brand ambassador: mostreremo loro anche gli strumenti di lavoro e le attrezzature del mestiere, puntando su quelli più innovativi».

E i non addetti?
«Per i semplici curiosi e amanti del settore ci sarà modo anche di accedere allo shop. Chi avrà gradito l’assaggio potrà portarsi a casa il prodotto selezionato, con un’assoluta anteprima anche di prodotti non ancora presenti in distribuzione».

Il target della nuova edizione?
«In tre giorni frammenteremo anche la tipologia degli ingressi: per domenica cercheremo di attirare il cocktail lover, il semplice appassionato, mentre per lunedì e martedì il trade, puntando sulla formazione».

In fiera ci sarà anche spazio per la formazione.
«Torneranno le tavole rotonde. Sul nostro palco principale vedremo i professionisti dell’ospitalità, dell’economia, dello spettacolo mettere a disposizione dei visitatori le proprie conoscenze, esperienze e skills creative. Le sale seminari daranno, invece, la possibilità di presentare i nuovi prodotti e le nuove tendenze, con degustazioni private e masterclass ad hoc».

In Italia si riesce a istruire adeguatamente i bartender del domani?
«Non come si dovrebbe. Questo rientra anche nella nostra mission, ovvero dare una mano alle scuole alberghiere – collaboriamo, infatti, con Aibes (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori) – per non perdere tanti di quei ragazzi che, una volta finiti gli studi, non sanno cosa farne. Immetterli nel mercato può aiutarci a non far cambiare loro direzione. Fare questo mestiere, oggi, non è considerato alla stregua di altre lauree, purtroppo».

Quando è nato Bartender.it?
«Ufficialmente nel 2006, prima facevo il barista, e ho capito sul campo quali fossero le necessità di questo mestiere. Dal bar siamo passati alla consulenza, gestione e poi fondazione del brand e all’istituzione di eventi verticali come il Gin Day, ad esempio. Di bicchieri ne ho lavati, ma sento di aver bruciato le tappe per arrivare fino a qui».

Luca Pirola
Luca Pirola

Esiste la miscelazione perfetta?
«Quella di qualità. Non importa cosa, ma come. Nei nostri eventi abbiamo sempre cercato di porre l’attenzione sul prodotto, in un bicchierino di assaggio, liscio, proprio per capirne la qualità. Per questo, siamo anche stati colpevoli di aver fatto “morire” sul mercato una serie di prodotti che funzionavano solo miscelati, e non lisci. Esistono, però, le mode: oggi va molto il gin, mentre si trascura il whisky o il rum. A noi, francamente, interessano poco».

E il barman perfetto?
«Chi ha studiato e lavorato bene si vede sul campo. Ciò che non deve mancare è la capacità di lavorare fronte-pubblico, quel fascino che crea quell’empatia giusta con il consumatore. Unita alla capacità tecnica e alla conoscenza delle materie si crea la miscela perfetta».

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