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03. 05. 2024 09:00

Patenti facili a Chinatown con 3.000 euro, tra gli indagati un agente della polizia locale

La squadra investigativa dell'Unità di Polizia Locale di Milano ha recentemente portato a termine un'indagine durata due anni, mirata a contrastare il fenomeno delle "patenti facili".

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La squadra investigativa dell’Unità di Polizia Locale di Milano ha recentemente portato a termine un’indagine durata due anni, mirata a contrastare il fenomeno delle “patenti facili”. Cinque persone sono state identificate come organizzatori della frode, mentre più di trenta neopatentati sono stati individuati come beneficiari del servizio illegale.

Patenti facili, le indagini

Dopo le indagini condotte in collaborazione con la Procura della Repubblica di Milano, Dipartimento II, un giudice ha emesso un ordine di custodia cautelare domiciliare per una donna cinese, considerata la mente dietro il sistema fraudolento. Sono stati eseguiti anche vari decreti di perquisizione nei confronti degli altri soggetti indagati, tra cui una guardia particolare giurata della motorizzazione che evitava di controllare i candidati durante gli esami e un agente della Polizia Locale che forniva risposte ai quiz da remoto.

Patenti facili a Chinatown

L’indagine si è concentrata nel quartiere di Chinatown, dove alcuni cittadini stranieri, soprattutto di nazionalità cinese, si sono rivolti a individui che offrivano illegalmente assistenza per superare l’esame teorico della patente, anche a coloro che non parlavano italiano. Le indagini, che hanno incluso pedinamenti, appostamenti e intercettazioni telefoniche con l’aiuto di traduttori, hanno rivelato il modus operandi dei criminali.

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Patenti facili, i prezzi

Gli aspiranti alla patente pagavano tra 3.000 e 5.000 euro per un “pacchetto completo” che includeva assistenza per ottenere le risposte ai quiz dell’esame, oltre alla gestione delle pratiche burocratiche e all’accompagnamento il giorno dell’esame. Durante la prova, venivano fornite risposte corrette ai candidati attraverso auricolari e microcamere nascoste sotto gli abiti, connesse a dispositivi elettronici esterni.

Le perquisizioni hanno portato al sequestro di 160.000 euro in contanti, oltre a orologi, gioielli e attrezzature elettroniche utilizzate per l’attività illegale. I reati contestati includono la falsificazione di certificati medici, reati informatici legati all’intercettazione fraudolenta di comunicazioni e corruzione di pubblici ufficiali.

L’indagine ha identificato almeno 30 individui che hanno ottenuto la patente tramite questo sistema illegale, tutti deferiti all’autorità giudiziaria. Ulteriori indagini sono in corso per individuare altri responsabili. La collaborazione della motorizzazione civile è stata fondamentale per il successo dell’operazione.

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