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26. 04. 2024 18:49

I rider scendono dalla bici per denunciare lo sfruttamento: appuntamento col “No Delivery Day”

Domani è in programma la manifestazione dei fattorini: stop consegne e invito al boicottaggio

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La sentenza della Procura di Milano che lo scorso mese ha condannato le piattaforme Deliveroo, Just Eat, Glovo e Uber Eats a una multa di 733 milioni di euro e all’obbligo di assumere da dipendenti almeno 60 mila ciclo-fattorini ha cambiato la storia del delivery.

Subito dopo la rete «RiderXidiritti» ha deciso lo sciopero nazionale per domani per dire no ad un “falso lavoro autonomo basato sul cottimo” e per chiedere un contratto nazionale rappresentativo che potrebbe essere quello della logistica.

Altre rivendicazioni riguardano il riconoscimento di istituti contrattuali fondamentali come la malattia, le ferie, il congedo parentale, la paga oraria che faccia venire mano il cottimo, il TFR, un monte ore minimo garantito e i diritti sindacali.

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Lo slogan. Il “No delivery day”, questo il nome dell’iniziativa, sarà una giornata di sciopero diversa da quelle solite perché stavolta i clienti invece di sentirsi lesi, e magari infuriarsi per la mancanza del servizio, dovrebbero sostenere la protesta astenendosi dal fare ordinazioni.

E’ la richiesta che arriva da Deliverance Milano, il sindacato metropolitano dei riders, che invita a “partecipare tutte e tutti alla seconda giornata di #mobilitazione nazionale delle e dei riders anche qui a Milano, la capitale del just in time, e a non ordinare per tutto il giorno tramite app, affinché si possa dare un calcio a precarietà e sfruttamento uniti verso il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti”.

I numeri. In città sono circa tremila i fattorini, è prevista una larga adesione allo sciopero. L’appuntamento con la manifestazione, coordinata dalle organizzazioni sindacali confederali Cgil Milano e Uil Milano e Lombardia insieme a Deliverance Milano, è alle ore 11.30 in piazza XXIV Maggio.

Benenti (Federconsumatori): «Lavoro a cottimo che determina sfruttamento»

Sostegno morale e materiale totale dal fronte dei consumatori. Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano, spiega a Mi-Tomorrow perché si associa alla protesta dei rider invitando i milanesi ad astenersi dagli acquisti.

Perché questa posizione?
«C’è in gioco una questione importante: lo sfruttamento del lavoro».

La vostra associazione rappresenta i consumatori non i rider.
«Noi promuoviamo un consumo responsabile e consapevole: sappiamo che i servizi hanno un costo che non può essere scaricato sulla pelle di chi lavora, crediamo che si debba dare dignità al lavoro».

Di fatto state invitando a boicottare un settore produttivo.
«I lavoratori hanno scelto una protesta legittima alla quale si può aderire senza costrizione: non essendoci coercizione non vedo alcun problema nel sostenere le rivendicazioni dei rider».

Molti fattorini vengono pagati in base alle consegne effettuate, sospendendo le ordinazioni si rischia di danneggiarli.
«Intanto sottolineiamo che si tratta di un lavoro a cottimo che determina sfruttamento. E’ evidente che nel lungo periodo una astensione dagli acquisti potrebbe danneggiarli ma il significato di questa protesta è di portare all’attenzione questo problema affinchè si intervenga».

Si può parlare di etica nel mercato?
«Noi crediamo nella sostenibilità del mercato e dei diritti che è compatibile con le ragioni di chi produce. Tra l’altro ricordo che proprio in questo periodo proprio le aziende di delivery hanno realizzato enormi guadagni».

Pensa che i milanesi saranno sensibili oppure faranno gli acquisti come sempre?
«La sensibilità è molto cresciuta, l’indifferenza su questi temi non è più scontata, ad esempio ci sono tante persone che danno la mancia».

Vale anche per altri settori in cui i diritti dei lavoratori non vengono rispettati?
«Certo, è un discorso che riguarda i finti stagionali, i lavoratori del mondo agricolo del sud, coloro costretti a dimettersi per prendere la partita Iva».

Anche le altre associazioni dei consumatori sono sulle vostre posizioni?
«Credo di sì, non rappresentiamo una posizione isolata».

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