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27. 04. 2024 04:14

Saluto romano, La Russa resta assessore: respinta la mozione di censura

La Russa, in occasione dei funerali del cognato ed esponente di destra Alberto Stabilini, aveva partecipato al rito del 'presente'

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Caso saluto romano: è stata respinta con 46 voti su 72 la mozione di censura all’assessore lombardo alla Sicurezza, Romano La Russa, che chiedeva di «revocare la nomina ad assessore regionale per un atto di celebrazione del fascismo», a prima firma del capogruppo del Pd, Fabio Pizzul, e sottoscritta da numerosi esponenti di tutti i gruppi di minoranza. Durante il dibattito era assente il presidente della Regione Attilio Fontana.

Saluto Romano, le scuse di La Russa

Il provvedimento era arrivato dopo che l’assessore La Russa, in occasione dei funerali del cognato ed esponente di destra Alberto Stabilini, aveva partecipato al rito del ‘presente’ facendo il saluto romano. «Immediatamente ho chiesto scusa a chi si è sentito offeso perché ho compreso l’inopportunità del gesto, che ha danneggiato più di chiunque altro il mio partito. E sono scuse che rinnovo oggi con ancora più convinzione, se ce ne fosse bisogno», ha detto Romano La Russa, durante la discussione in Consiglio regionale.

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La condanna del Pd

Per il Pd, «siamo di fronte alla totale inconsapevolezza di come si rappresenta il ruolo istituzionale» e alla «impossibilità di ricoprire con onore la carica». La consigliera di Lombardi civici europei, Elisabetta Strada, ha notato che «la lettera di scuse (scritta da La Russa ndr) mostra che non si è compresa l’inopportunità del fatto». ‘Nessuna nostalgia in Regione Lombardia’ c’era scritto sui cartelli esibiti dal Movimento Cinque Stelle, rimossi dai commessi.

Fratelli d’Italia: «Gesto senza valenza politica»

È «senza valenza politica» il gesto del saluto romano, secondo la capogruppo di Fdi Barbara Mazzali, tanto che «la leader del partito Giorgia Meloni l’ha definito antistorico». Il gesto, «per quando riconducibile a un momento privato – aggiunge – non rappresenta la posizione politica legata al partito di Fratelli d’Italia, ma un gesto personale». Il clamore mediatico, per Mazzali, è stato «uno strumento di propaganda elettorale per evocare fantasmi che non appartengono al nostro partito».

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