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26. 04. 2024 17:27

Due talk per Margherita Vicario: «La sottile differenza fra sessi: una ricchezza»

Due incontri per l'attrice nell'abito della Milano Music Week

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Il suo tour è appena terminato, ma gli organizzatori della MMW hanno voluto avere lo stesso Margherita Vicario almeno come protagonista di due talk. Il primo, previsto per giovedì 24 alle 17.30 all’Arci Bellezza, si intitola Soltanto parole, parole d’amor: lo Storytelling nella musica italiana, in cui la cantautrice romana dialogherà con la direttrice artistica Nur Al Habash.

Amore e altri rimedi in due incontri con protagonista Margherita Vicario

Il secondo fa parte della programmazione del Linecheck Festival: venerdì 25 alle 16.15 Margherita parlerà con il collega Giovanni Truppi di Come la musica racconta la sessualità, incontro presentato da Keychance e moderato da Alice Salvalai di Music Innovation Hub.

Cosa ci dobbiamo attendere dall’incontro all’Arci Bellezza?
«Faremo un’indagine sulla scrittura delle canzoni cercando di capire perché molti dei grandi successi di ora si sono indirizzati verso un tipo di scrittura “a maglie larghe”, ovvero un po’ vaga, la cui qualità è di permettere al pubblico di riconoscersi, ma senza raccontare una vera e propria storia. Le classiche canzoni d’amore interpretate da Mina o da Ornella Vanoni avevano testi narrativi su situazioni che ognuno di noi può vivere, dei racconti compiuti con un inizio e una fine. Io sono anche un’attrice e penso sempre alla musica come qualcosa che dal dettaglio racconti qualcosa di universale e non il contrario».

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È sempre così?
«In realtà ora, nella musica pop mainstream, si tende ad avere canzoni che procedono per immagini, non per storie. Indagheremo questo tema riflettendo sui vari generi: per esempio il rap è un genere in cui lo storytelling e il calarsi in una storia specifica è ancora una cosa che paga e funziona».

Come nasce, invece, l’idea di parlare di sessualità nelle canzoni nell’appuntamento del Linecheck?
«È partito da Key Change, il movimento a cui aderisco che intende incoraggiare l’industria musicale a raggiungere la parità di rappresentatività delle donne sia fra gli artisti che fra i lavoratori. Ho proposto di dialogare con Giovanni Truppi perché nelle sue canzoni è capace di parlare di cose molto intime in maniera poetica. Nel tempo il tema della sessualità nelle canzoni è cambiato: ora sembra che sia delegato quasi solo al rap, che è un genere dominato dagli uomini. Invece ci sono modi diversi di parlarne, soprattutto nel cantautorato».

Come affronti questo tema?
«Un mio pezzo, Giubbottino, ruota proprio sulla sessualità maschile e femminile. In generale, non ho nessun pudore riguardo a questo tema. Il punto di vista femminile si sente sempre molto poco, si ha sempre un’idea romanzata delle relazioni amorose dal punto di vista delle donne, spesso anche perché le canzoni sono scritte da uomini. L’incontro con Giovanni secondo me sarà interessante proprio perché ci si renderà conto che, finché il punto di vista sulla sessualità è onesto e legittimo, la differenza tra uomo e donna è solo una ricchezza. Quando invece si usano solo stereotipi, parolacce ed epiteti, allora il rischio è di produrre della “pornografia musicale”».

Da romana, come vivi il tuo rapporto con Milano?
«Da piccolissima ho vissuto a Milano e poi ci sono tornata diverse volte seguendo i miei che la frequentavano per lavoro (il papà è il regista Francesco Vicario, ndr). In questi ultimi anni mi rendo conto che diventa sempre più attraente, sia dal punto di vista estetico che climatico. Sono piena di amici romani che si sono trasferiti a Milano e quindi più di una volta mi è venuta voglia di starci per un po’. E’ la nostra porta sull’Europa e qui da Roma ci rendiamo conto che siamo un po’ più lontani…».

Perché nel video del tuo recente singolo Astronauti a un certo punto viene inquadrata la targa di via Paolo Sarpi?
«Perché il mio stylist abita in via Paolo Sarpi. Visto che il video racconta del tour di questa estate, che ha attraversato tutta l’Italia, abbiamo pensato di fare un omaggio a Milano così, anche perché amo i quartieri multietnici come quello di Paolo Sarpi: mi fa sentire un po’ cittadina del mondo».

Un altro tuo brano si intitola La meglio gioventù. Qual è per te la meglio gioventù? Quella che partecipa a iniziative come i Fridays for future?
«È quella che non impazzisce dietro ai miti della società di oggi della produttività, del sacrificio e del successo a tutti i costi. La meglio gioventù è quella che, come dico nel ritornello, si piega, sa che deve fare dei compromessi, ma non si spezza. Quella generazione che ha gli strumenti per capire fin quanto vale la pena annullarsi per raggiungere degli obiettivi».

Il tuo tour è terminato da poco. Ti manca già il palco?
«Un po’ sì, anche se il disco Bingo l’ho portato in giro in lungo e in largo e ora sono in una fase di ricerca per crearne un altro ancora più bello.

Intanto a dicembre ti rivedremo al cinema nel nuovo film di Pappi Corsicato, Perfetta illusione, selezionato al Torino Film Festival. Qual è il tuo ruolo?
«Posso dire che interpreto una moglie felice fino a quando il marito ne conosce un’altra che risveglia in lui il desiderio sopito di diventare un artista. Da qui inizierà un triangolo amoroso molto pericoloso».

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