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19. 04. 2024 10:52

El Signurun de Milan: perché Cristo si è fermato in Corvetto

Una statua in via San Dionigi è custode ancora oggi di leggende e straordinarie ricostruzioni

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El Signurun de Milan. Stiamo parlando di una grande statua raffigurante il Signore. Visto che siamo pignoli ricordiamo che il modo corretto di scrivere, in milanese, è: El Signoron de Milan. Aggiungiamo che alcuni invece lo chiamano el Cristun de cement, ma il concetto è il medesimo.

 

El Signurun de Milan, la location

Siamo in via San Dionigi in Corvetto: una posizione periferica, ma ricca di significato. Qui una volta scorreva la Vettabbia e si racconta che proprio dalle sue acque venne ripescata la statua che oggi possiamo vedere poggiata sopra una terrazza.

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Guardando El Signurun de Milan si può notare che manca una mano: fu un incidente durante i lavori di riparazione di un lampione a staccarla. Alcuni dicono che sia andata perduta, altri che sia stata raccolta e depositata in un luogo sicuro: fatto sta che ancora oggi non è tornata al suo posto.

Curioso ricordare che quando la mano era ancora al suo posto, la posa delle tre dita era vista sia come la rappresentazione delle virtù teologali ma anche come avvertimento per tutti coloro che dalla campagna venivano in città: il 3 stava ad indicare ogni quanti mesi avrebbero dovuto pagare l’affitto (in campagna era una volta l’anno).

Mistero. Leggende a parte, quello che rimane avvolto nel mistero è da dove arriva, chi l’ha costruita e perché. Sappiamo solo che il materiale con cui è stata costruita è graniglia e sabbia del Ticino.

In conclusione: «El Signurun de Milan» non ha un enorme valore storico, ma è preziosissimo per il quartiere e per la città. Passando da queste parti, è sempre bello vederlo lì, al suo posto, come se ci volesse salutare. E certamente vale la pena quando si è da queste parti, passare ad osservarlo da vicino e poi, perchè no, proseguire il percorso ed arrivare a Chiaravalle. Ma questa è un’altra storia.

Ci vediamo in… Museo del Risorgimento

Museo del Risorgimento è luogo nato nel 1884 per volontà dei milanesi desiderosi di inviare all’esposizione Generale Italiana di Torino una raccolta di cimeli appartenenti all’epoca risorgimentale.

Conclusa la mostra i reperti vennero in un primo momento posti nel Salone dei Giardini Pubblici di Porta Venezia e, successivamente, trasferiti al Castello Sforzesco. Grazie al lascito di Marco de Marchi della sua residenza al Comune di Milano, il Museo del Risorgimento ha trovato posto nella contrada dei nobili, tra le stanze del Settecentesco Palazzo Moriggia progettato, nel 1755, da Giuseppe Piermarini.

La collezione comprende opere d’arte, dipinti, stampe, armi e cimeli appartenenti non solo all’epoca napoleonica ma anche alle Guerre d’Indipendenza, alle Cinque Giornate di Milano e all’epopea garibaldina. Non solo, nel Museo del Risorgimento sono custoditi un archivio ed una biblioteca tra le più importanti in Italia per lo studio della storia nazionale recente.

La storia è raccontata secondo l’ordine cronologico degli eventi: parte dal 1796 con i cimeli della prima campagna d’Italia di Napoleone e prosegue con i reperti della Repubblica Italiana del 1802-1805, fra cui le insegne regali dell’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Re d’Italia.

Molte le testimonianze ascrivibili al periodo Imperiale che si protrae fino al 1814. Il percorso espositivo continua con le opere e gli oggetti appartenenti al quindicennio della Restaurazione e segue con quelli riconducibili alle Cinque Giornate di Milano.

Alle pareti sono appesi diversi quadri che raccontano quel momento storico: “L’armeria del nobile Uboldi saccheggiata dagli insorti milanesi” di Carlo Bossoli o “Il combattimento di Porta Tosa durante le Cinque Giornate” di Carlo Cannella. Arriviamo poi al periodo garibaldino della seconda e terza Guerra d’Indipendenza.

Nelle sale è esposto un poncho con la camicia rossa del generale e ci sono importanti quadri come la “Battaglia di Magenta” o “L’imbarco dei Mille a Quarto” o “Ingresso di Vittorio Emanuele II in Venezia” di Gerolamo Induno. Il Museo del Risorgimento, insieme al Palazzo Morando, conserva le raccolte storiche del Comune di Milano ed è, senza dubbio, un prezioso tesoro di una Milano tutta da vedere.

Non sono solo vie: Domenico Millelire

Domenico Millelire ovvero Domenico Leoni nasce a La Maddalena nel 1761. Ufficiale italiano della Regia Marina Sarda è stato il primo a ricevere la medaglia d’oro al valor militare dell Forze Armate.

E per un motivo davvero importante. Siamo alla fine del ‘700 ed i francesi vogliono conquistare la Sardegna per indebolire l’esercito di Vittorio Amedeo III che stanno resistendo ai piedi delle Alpi. Dalla Corsica partono quindi 22 navi che conquistano subito l’isola di Spargi.

A La Maddalena la popolazione viene fatta evacuare e si prepara la difesa, consapevoli dell’inferiorità di uomini e mezzi. Quando la fregata francese Fauvette si avvicina, viene accolta da colpi di cannone ed è costretta a ripararsi nella rada. Poco dopo i francesi riescono a sbarcare sull’isola di Santo Stefano dove il luogotenente che tutti conosciamo, Bonaparte, fa mettere mortai e cannoni per bersagliare la Maddalena.

Domenico Millelire si rende conto che la Maddalena non può farcela in quelle condizioni e quindi prende la lancia su cui è installato il più grosso cannone a disposizione dell’esercito italiano e, arrivato a Punta Tegge, riesce a colpire la Fauvette costringendola a spostarsi nella cala di Villa Marina (Santo Stefano).

A questo punto Domenico Millelire sale nuovamente sulla lancia, approda a Palau e grazie all’aiuto di alcuni pastori, mette il cannone a terra e apre il fuoco contro i francesi costretti, ancora una volta alla fuga. E qui il colpo di genio: Millelire capisce le intenzioni dei francesi e si sposta prima di loro a Capo d’Orso colpendo le navi nemiche e provocando l’ammutinamento dei soldati francesi.

Il Generale francese ordina la ritirata, ma Napoleone non obbedisce e continua a sparare contro la Maddalena. Millelire non si scoraggia: risale di nuovo sulla lancia e con il suo cannone insegue le navi nemiche costringendole tutte alla ritirata in Corsica. Napoleone a questo punto non può far altro che tornare in suolo francese.

E se vi state chiedendo perchè il soprannome Millelire… appartiene alla sua famiglia da prima della sua nascita. Era infatti una famiglia di marinai, conosciuta come i Leoni delle Isole. Quando si trasferirono in località Milleli i suoi antenati vennero considerati come dei re…da qui il cognome.

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