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02. 05. 2024 13:36

Maurizio Carrara e la canzone dialettale milanese di strada: «Canto in rima ma mi capiscono anche i catalani»

Da anni Maurizio Carrara porta in giro le canzoni della nostra cultura: «I parchi sono il mio palcoscenico»

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Voce, armonica e chitarra. Così Maurizio Carrara espone la canzone dialettale milanese quando si esibisce nel capoluogo lombardo: «Più che un lavoro, è una cosa che faccio proprio perché mi piace. Vado soprattutto in strada perché questo è un modo libero di fare spettacolo».

Maurizio Carrara porta in giro la canzone dialettale milanese: «Da una parte i bimbi che corrono avanti indietro e ti girano intorno, dall’altra i signori anziani che ti ascoltano con particolare interesse»

Quando nasce la sua passione?
«Sin da piccolo. Oltre al blues e al rock ascoltavo la canzone dialettale milanese. E apprezzavo molto. Credo di averla sentita per la prima volta dal vivo in un’osteria. Ce n’era una in via Paolo Sarpi, di cui ora mi sfugge il nome, dove facevano il rebelot, cioè una sorta di caos. C’era uno che batteva i cucchiai tra le dita e teneva il tempo. La verità è che Milano è in continua trasformazione, è cambiata tantissimo rispetto a quando ero bambino. Pensi che a Carnevale ho sfilato vestito da meneghino e pochissimi sapevano che tipo di maschera della commedia dell’arte fosse».

Oggi compone in milanese.
«Esattamente, prima ho iniziato solo con i ritornelli, poi completamente in dialetto. Nel creare una canzone avevo più difficoltà con l’italiano. Il dialetto mi permetteva e mi permette tutt’oggi di tirare fuori delle intonazioni che altrimenti avrebbero la vocale finale, cosa che non hai col milanese».

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Dove si esibisce a Milano?
«Non vado nel centro, né dove c’è troppo passaggio, anche perché magari le persone manco saprebbero quello che sto facendo, né capirebbero lo stesso dialetto. Amo Brera, ma soprattutto i parchi e la periferia. Qui, facendo la canzone milanese sono più portati ad ascoltarmi».

Come reagiscono le persone?
«Spesso mi dicono: “Non sentivo una cosa del genere da troppo tempo. Anzi, forse non l’avevo mai sentita”. In effetti, almeno sino a due anni fa, ero il solo artista di strada che proponeva la canzone dialettale milanese. Ovviamente soprattutto gli anziani apprezzano quello che faccio. “Oh, che piacere sentirla”, esclamano in molti. Altri poi vogliono stringerti la mano anche se stai suonando (ride, ndr). In realtà però devo confessarle che anche i turisti apprezzano. Ricordo i complimenti ricevuti da alcuni catalani perché sostenevano che quanto cantato somigliasse molto alla loro parlata».

Ma lei è di Milano?
«Nato e cresciuto in zona Giambellino. La mia famiglia però è “mista”, solo mia nonna materna era di Milano. L’altra nonna era calabrese. Si pensa che il milanese sia una sorta di entità esistente in quanto etnica, invece non è così. Penso che Milano sia con tutte le sue contraddizioni una delle città più ospitali d’Italia. Ci siamo tutti, siamo tutti rappresentati».

Lei oltre a fare la canzone dialettale milanese, fa altro.
«Sono un mimo e un clown, ma non mi esibisco a Milano, perché non regge. Mi spiego: credo che le postazioni qui siano fatte su misura per i musicisti. Certo, potrei cimentarmi come clown segugio, cioè come quelli che disturbano i passanti per attirare la loro attenzione. Ma per mettere in scena uno spettacolo, devi avere una protezione dietro, servono le quinte. In strada invece sei sempre in mezzo alla bolgia. Per questo diventa interessante, come le dicevo, esibirsi nei parchi e nei giardini».

Lì insomma si può sbizzarrire.
«Quando suono nei parchi i bambini mi chiedono chi sia e cosa faccia. Mi vedono con tight e cilindro e sono incuriositi dalla mia presenza. Chi però poi effettivamente mi ascolta sono le persone di una fascia d’età avanti con gli anni. La scena che ne viene fuori è molto bella. Da una parte i bimbi che corrono avanti indietro e ti girano intorno, dall’altra i signori anziani che ti ascoltano con particolare interesse. Così spazi di 100 anni».

Chi è?

Maurizio Carrara è un interprete e compositore della canzone dialettale milanese. Il musicista, 62 anni, nasce come armonicista, poi impara a suonare la chitarra e successivamente inizia a comporre la linea melodica dei suoi brani. Vanta svariate partecipazioni, negli anni 2000 ai festival dedicati, vedi il Milano canta, organizzato allora da Radio Meneghina, quando le esibizioni si tenevano al Teatro Carcano o al Dal Verme. Carrara si cimenta anche con altre realtà. È infatti un artista poliedrico che si fa apprezzare pure come mimo e clown, occupandosi inoltre di teatro fisico. Maurizio distingue le piazze dove esibirsi. A Milano, per ovvi motivi, reputa più azzeccata la scelta di portare la musica locale, mentre in altre città della Lombardia, come Cremona o Bergamo, si trasforma. Autodidatta, almeno per quello che riguarda la musica, non ha altri progetti se non quello di «vivere la restante parte della propria vita facendo quello che gli piace».

Qual è la piattaforma?

Le attività degli artisti di strada a Milano – e di oltre dieci città in Italia – sono regolate da una piattaforma chiamata Open Stage (theopenstage.it). Gli artisti, dopo essersi iscritti, possono prenotate il proprio slot – della durata di due ore – e la relativa postazione desiderata, qualora ovviamente la trovassero disponibile. Centro, arterie più periferiche e non solo. Anche la metropolitana offre palchi dove esibirsi. Addirittura lo scorso mese, dal 6 al 9 febbraio, nelle stazioni di Garibaldi M2, Loreto M2 e Bicocca M5, si è svolto un contest tra cantanti, denominato Sanmetro, all’interno del Sound underground, come risposta diretta e particolareggiata al Festival di Sanremo. A questa seconda edizione della gara hanno partecipato 27 concorrenti.

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