Bufale sul coronavirus: su whatsapp i rimedi più fantasiosi

Sulle chat di WhatsApp circolano i rimedi più fantasiosi sui contagi. L’infettivologa Susanna Esposito: «Anche la corsa al tampone non ha senso»

bufale sul coronavirus
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Bere tanta acqua calda, stare il più possibile al sole, non assumere liquidi con il ghiaccio. Sono solo alcuni dei rimedi, che in questi giorni di emergenza viaggiano in rete e sulle chat di WhatsApp. Si tratta però di bufale sul coronavirus, molto pericolose perché assolutamente non supportate dalla scienza.

 

Bufale sul coronavirus, parla Susanna Esposito

Fra le soluzioni anti malattia più “pubblicizzate” c’è quella di non bere acqua calda, perché il patogeno muore a 26-27 gradi, stare al sole, perché questo lo uccide (anche sui vestiti), ed evitare di bere liquidi con dentro del ghiaccio, perché sarebbe “amico” del virus. A sfatare queste fake news, attraverso AdnKronos Salute, è Susanna Esposito, presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.

Notizie false. «La soluzione dell’acqua calda è un’assurdità, forse frutto dell’idea che con il caldo si tenda a ridurre la diffusione di molti patogeni respiratori – spiega l’esperta -. Stare al sole fa bene perché aumenta la sintesi di vitamina D, ma contro i coronavirus non ha effetto. Mentre il fatto di stare all’aperto riduce il rischio di contagio, che invece aumenta nei luoghi chiusi e affollati, ma questo per tutti i virus».

Anche il consiglio contro il ghiaccio non ha alcuna logica. «Piuttosto, è bene lavare accuratamente e spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche – va avanti -. E ricordare che se non si hanno sintomi respiratori non ha senso indossare la mascherina. In caso contrario sì, perché si proteggono gli altri».

Bufale sul coronavirus, continua la corsa al tampone

Nel frattempo continua la corsa al tampone, con numeri verdi intasati e irraggiungibili e addirittura truffatori che si presentano nelle case travestiti da operatori. Così come le cancellazioni delle visite di routine per paura di andare in ospedale.

«Ma attenzione, non dimentichiamo chi sono i casi sospetti, per i quali è indicato il tampone – dice ancora Esposito -. Si tratta di persone con un’infezione respiratoria acuta che negli ultimi 14 giorni sono stati in Cina o nelle aree italiane dove c’è un focolaio, le cosiddette aree rosse».

Ma non solo. «Ci sono anche le persone con sintomi respiratori acuti che hanno avuto un contatto stretto, a meno di 1,5 metri, con un caso probabile o certo, o che hanno lavorato o frequentato strutture sanitarie dove sono stati ricoverati pazienti con Covid-19, o che convivono con un caso confermato – dice -. La corsa al tampone sempre e comunque non ha senso. Se sono in discrete o buone condizioni e sono positivo, verrò isolato per evitare di trasmettere la malattia.

Se invece sto male verrò preso in carico dal servizio sanitario e sarò curato con una terapia che cambia in rapporto alla gravità clinica. E’ vero che non ci sono terapie mirate, ma in questo momento ad alcuni pazienti gravi vengono somministrati trattamenti con farmaci antivirali utilizzati per la cura dell’infezione da Hiv e dell’ebola, che si sono dimostrati potenzialmente efficaci».

Paura dilagante. Ecco perché è bene essere il più possibile razionali. «I casi gravi sono stati registrati soprattutto in soggetti anziani, con patologie di base come cardiopatie e diabete, o in soggetti immunodepressi, per esempio malati di tumore. E questo non solo in Cina, ma anche in Italia. I casi nei bimbi sono stati pochissimi e ancora non è chiaro il motivo – aggiunge -. E’ più che valido il consiglio di lavare spesso le mani, col sapone o soluzioni alcoliche, tossire coprendosi bocca e naso con fazzoletti da buttare via, stare a casa in caso di febbre o sintomi respiratori acuti. Se le condizioni sono gravi, è bene chiamare il 118».

In questi giorni, poi, si è verificato un crollo dell’accesso delle persone in ospedale. «Una cosa mai vista prima – spiega Esposito – e questo anche se non c’è motivo di rinviare o posticipare le visite ambulatoriali di controllo, sia in presenza che in assenza di malattie croniche».

Ma cosa fare se si decide di andare in ospedale? «E’ importante più che mai in questo periodo seguire le norme igieniche, ma dobbiamo dire anche che non ci sono misure restrittive per l’assistenza ambulatoriale – conclude il medico -. È bene dunque ricordare a chi è in sala d’attesa che le mascherine sono dispositivi di protezione individuale e che ci sono direttive precise da seguire stabilite dal ministero, dalle Regioni e dai singoli ospedali che si basano su evidenze scientifiche. Si deve lavorare in squadra, anche se naturalmente gli operatori sanitari sono molti stressati e i pazienti straordinariamente impauriti nell’accedere alle strutture ospedaliere».

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