Per gli esperti le restrizioni arrivano per l’ennesima volta troppo tardi. Due dei volti più mediatici come Massimo Galli e Fabrizio Pregliasco puntano ancora una volta il dito contro la gestione della pandemia.
Le dichiarazioni. «La storia si ripete – commenta l’infettivologo dell’ospedale Sacco Massimo Galli -. Intanto è partita la terza ondata e le varianti corrono. Purtroppo ci siamo tutti troppi illusi che l’arrivo dei vaccini avrebbe potuto ridurre la necessità di chiusure più drastiche, ma i vaccini non sono arrivati nella quantità sufficiente».
Al centro delle critiche soprattutto il sistema dei colori. «Ci si è trovati a questo giro con le varianti e con un eccesso di fiducia nel sistema a tira e molla dei colori, che invece si è dimostrato fallimentare – aggiunge Galli -. Quando ottieni un certo risultato, bisogna resistere un certo tempo per riuscire a stabilizzarlo. Arriviamo in zona rossa con l’allarme sempre sugli stessi indici: pressione sui pronto soccorso, necessità di creare nuovi posti letto e terapie intensive occupate. A seguire, l’ondata di decessi».
Sulla stessa linea d’onda anche il virologo dell’Università Vita San Raffaele, Fabrizio Pregliasco che invita la politica a fare di più e meglio. «La decisione è sempre frutto di un compromesso politico – spiega Pregliasco -. Non c’è un manuale scientifico per definire le chiusure. L’allarme c’era da tempo. La politica ha scelto, per fattibilità e accettabilità, la via della mitigazione e non del controllo: il controllo avrebbe necessitato di un lockdown duro molto lungo con conseguente possibilità di tracciamento, ormai impossibile con l’attuale diffusione. Una o due settimane fa il lockdown avrebbe dato risultati più rapidi nella riduzione del contagio. Ora non si poteva più aspettare: per il tasso di occupazione ospedaliera e l’incidenza dei nuovi casi ogni 100 mila abitanti sopra la soglia d’allarme».