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24. 04. 2024 23:14

Fase 2 e paura di uscire, l’allarme degli psicologici

Molte persone potrebbero trovarsi in difficoltà

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Con la Fase 2 la vita sta lentamente ripartendo, così come alcune attività. I cittadini hanno la possibilità di uscire con limitazioni minori rispetto a qualche settimana fa, ma la realtà è completamente nuova.

 

Fase 2, l’allarme degli psicologi

Per questo gli psicologi hanno lanciato l’allarme: molte persone potrebbero trovarsi in difficoltà. Vittime di quella che è stata battezzata “sindrome del guardiano del faro”: un uomo che vive per molti mesi isolato dal mondo, e per questo non più abituato alle relazioni sociali.

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Libertà e terrore. «In questo momento siamo un po’ tutti in questa situazione – spiega David Lazzari, presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi -. Una volta usciti dall’isolamento siamo combattuti fra il desiderio di libertà e di ritrovare i nostri contatti e la paura di quello che c’è fuori. Un mondo diverso perché minacciato da un virus».

Tutto questo perché l’essere umano è capace di adattarsi a qualunque condizione. «Molte persone hanno vissuto l’isolamento come una reclusione anziché come una protezione – va avanti l’esperto -. Ci siamo abituati a stare in casa e adesso uscire fa paura, crea ansia e angoscia. E così quello che prima era il quotidiano oggi ci appare estraneo e minaccioso. Ci sentiamo più fragili e diffidenti verso gli altri che rappresentano comunque una potenziale minaccia di contagio».

Ma superare questa condizione è possibile. «Quello che può aiutare adesso è trovare dentro di noi un senso di equilibrio. Dobbiamo sviluppare una capacità di controllo nelle diverse situazioni in maniera nuova – prosegue -. Anche perché siamo di fronte a una situazione inedita: non si è chiusa una parentesi per tornare al tutto come prima. Se così fosse sarebbe tutto molto più facile. Questa situazione diversa ci fa paura e ci chiede di riorganizzarci mentalmente».

Fase 2, le abitudini da modificare

Schemi nuovi. Ma perché uscire è diventato così difficile dal punto di vista psicologico? «A livello cerebrale abbiamo degli schemi prefissati, abitudinari, grazie ai quali facciamo le cose. Ora questi processi non valgono più, perché altrimenti rifaremmo le cose che facevamo prima, a partire dal dare la mano alle persone che incontriamo. Adesso bisogna modificare questi procedimenti, proprio come una persona che ha avuto un incidente e deve imparare nuovamente a fare cose che prima faceva automaticamente – dice Lazzari -. E’ come se fossimo tornati tutti neofiti, principianti rispetto alla vita e alle sue nuove regole».

Naturalmente gli psicologi possono rappresentare una risorsa importante per superare le difficoltà. «Nella fase del lockdown noi professionisti abbiamo molto insistito sull’importanza di trasformare questo tempo perso in tempo ritrovato. Finora abbiamo vissuto immersi in ritmi frenetici che ci hanno impedito di stare a contatto con noi stessi, ci hanno un po’ estraniato da noi stessi. Questa emergenza è stata una grande opportunità, ci ha riconsegnato ritmi e tempi umani, ci ha fatto fare un’esperienza unica, ci ha fatto ritrovare i rapporti umani, la solidarietà, una maggiore consapevolezza e tanto altro che dovremmo portarci dietro come un bagaglio prezioso – conclude -. Adesso bisogna imparare a considerare questo tempo come un tempo diverso, che dobbiamo imparare a vivere riorganizzandoci psicologicamente, e non solo, e creando nuove abitudini e nuovi comportamenti».

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