Si torna a parlare di contagi in risalita. Effettivamente guardando la curva dei dati è possibile osservare una recrudescenza del virus. Tuttavia se si paragona l’attuale situazione con lo stesso periodo dell’anno scorso si può tirare un sospiro di sollievo: i ricoverati in area medica espressi dall’ultimo bollettino sono 460, mentre il 15 novembre scorso erano 7.781.
Contagi in risalita, il timore sui tracciamenti
Il timore più grande però con i contagi in risalita è che l’Ats non riesca a tracciare adeguatamente tutti i positivi. Il virus continua a circolare in particolar modo tra i non immunizzati. Proprio per questo motivo la Regione sta cercando di spingere sulle terze dosi, che al momento sono somministrate agli over 60, mentre già a dicembre si passerà agli over 40.
I casi di positività sono un decimo rispetto all’anno scorso, ma le possibilità di relazioni sono aumentate in maniera esponenziale grazie alla fine delle restrizioni. Così, per l’Ats il tracking diventa un’impresa ardua, dal momento che ci vorrebbero ore per ricostruire tutti gli spostamenti di un soggetto contagiato.
Nonostante i contagi in risalita «la Lombardia resta una delle regioni con l’incidenza più bassa», così come annunciato dal consulente per la campagna vaccinale, Guido Bertolaso. Questo non significa che sia il momento di abbassare la guardia: il vaccino resta ancora l’unico scudo con il virus.
A confermarlo il coordinatore delle terapie intensive, Antonio Pesenti: «Oggi in tutta la Lombardia abbiamo circa 15 vaccinati in terapia intensiva – ha dichiarato al Corriere -. I vaccinati sono circa 7 milioni: possiamo dire che abbiamo due ricoveri ogni milione di vaccinati. I numeri sono 20 volte superiori per i ricoveri dei non vaccinati: 35 ricoverati su un milione e mezzo».