La prima volta fu con Caffè nero bollente, era il 1981. Più di quattro decenni dopo e con altri quattro Festival alle spalle, Fiorella Mannoia torna in gara con Mariposa, un brano considerato un manifesto femminista. L’impegno dell’artista – alle sue settanta primavere il prossimo aprile – proseguirà con un grande evento live all’Arena di Verona, i prossimi 4 e 5 maggio.
Tre domande a… Fiorella Mannoia
Come prosegue l’impegno di Una. Nessuna. Centomila?
«Con un brano a cui tengo molto, Mariposa. Mi sono sentita in dovere di non fermare tutto alla raccolta fondi destinati ai centri antiviolenza e alla Fondazione di cui sono presidente onorario. Quella di quest’anno sarà la mia sesta partecipazione al Festival e sono felice di tornarci con un messaggio che porto avanti da tempo, puramente femminista».
Come nasce Mariposa?
«Ho firmato il testo insieme a Cheope e Carlo Di Francesco, curatore anche delle musiche insieme a Federica Abbate e Mattia Cerri. Ѐ nata in seguito alla visione della serie televisiva Il grido delle farfalle, le cui protagoniste, le attiviste e sorelle dominicane Mirabal, si batterono contro la dittatura di Trujillo, che le trucidò barbaramente».
Questo evento storico è legato anche al presente.
«Probabilmente non tutti sanno che il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, nasce proprio in onore delle sorelle Mirabal, morte in quel giorno nel 1960. Mariposa non si limita ad essere il manifesto di queste quattro sorelle, ma di tante altre donne che porto con me all’Ariston: ogni frase ha una sua immagine, una storia». MIS
IN GARA CON
Mariposa
IL DUETTO
Che sia benedetta/Occidentali’s Karma, con Francesco Gabbani