Kimi Raikkonen, pilota silenzioso e distaccato, imperturbabile e mai fuori posto. Un uomo dalle mille sorprese e dalla vita ricca di aneddoti e di passioni, al di là di quel soprannome, Iceman, cucitogli addosso da Ron Dennis. Una persona vera e autentica, amatissima dai tifosi. Come ci racconta Veronica Vesco, autrice di Kimi Raikkonen. Iceman (Kenness Edizioni).
Kimi Raikkonen raccontato da Veronica Vesco
Raikkonen è un personaggio enigmatico e mai appariscente, ma di grande sostanza. Ma come era Kimi adolescente?
«È sempre stato taciturno, sin da bambino. In realtà soffriva di una forma di dislessia, non
particolarmente grave, che gli rendeva un po’ difficile l’approccio allo studio e alle relazioni con le persone. Cosa che ad ogni modo gli interessava poco. In lui era già presente il pilota che sarebbe emerso prepotentemente negli anni a venire. Ha cominciato a costruire kart quasi da solo, aiutato da uno zio che ha parzialmente finanziato la sua carriera. Poi, trasferitosi in Inghilterra per disputare il Campionato F4, si è presto fatto notare per le sue doti non comuni».
Nel libro scrive che Kimi Raikkonen è un pilota che «basta a se stesso».
«Kimi nasce come pilota, non ha bisogno di altro. Se non di mostrare in pista quello che è.
Non ha mai avuto bisogno di esternazioni, né di fare polemiche, non è persona che si lamenta né che pretende. Sempre molto concreto, le sue analisi rispetto alla gara erano basilari. Andava dritto al punto, anche con gli ingegneri».
Al di là della sua apparente freddezza è comunque una persona dai forti valori.
«Certamente, per lui amicizia e fiducia sono importantissimi. Quando, nel 2012, rientrò in F1 con la Lotus, stipulò con il team un accordo che prevedeva, oltre all’ingaggio, un compenso in base ai punti totalizzati. Semplicemente con una stretta di mano, per lui la lealtà è tutto. Si sentì tradito quando, dopo aver disputato un campionato eccezionale, la Lotus non rispettò l’accordo».
Forse è anche per questo che risulta essere uno dei piloti più amati del circuito?
«Raikkonen è una persona semplice, molto più sensibile di quanto non ci si aspetti. Per questo arriva diretto al cuore delle persone. Pilota vero, è percepito dal pubblico e dai tifosi come un corridore vecchia maniera. Tanto da essere paragonato a James Hunt, che per Kimi era un idolo fino a stamparne una immagine sul casco. Come lui, nutriva passione per le corse in motocicletta, belle donne e locali alla moda. Ma Kimi era amato soprattutto per la spontanea autenticità».
Freddo, concreto ed essenziale, ma a tratti anche divertente. Un aneddoto?
«Ha un umorismo, assolutamente non cercato e non voluto, al imiti della strafottenza con la quale esprime concetti anche banali ma che detti da lui assumono un significato incredibile. Iconico il suo team radio “lasciatemi in pace, so quello che sto facendo”, pronunciato ad Abu Dhabi nel 2012. L’ingegnere di pista continuava a parlargli ma lui, che era in testa alla gara, non voleva assolutamente essere disturbato. Il lato divertente è che poco dopo, presa una via di fuga secondaria, sbagliò strada. Fortunatamente aveva un tale vantaggio da non compromettere la vittoria».