Brutte notizie per i sindaci anti-5G. L’articolo 38 del decreto “Semplificazioni” toglie agli amministratori locali il potere di agire sulle installazione delle antenne e sui limiti di esposizione ai campi elettrici fissati dallo Stato.
La legge. Nel testo si legge che «i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico». Di conseguenza i sindaci hanno una certa discrezionalità per impedire che le antenne rovinino il paesaggio o vengano installate vicino a luoghi con un’alta densità abitativa.
Ciò nonostante il testo specifica anche che non potranno essere introdotte «limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia», né i comuni potranno «incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato».
Molti sindaci “ribelli”, i quali ormai sono saliti a quota 500, stanno già gridando ad un’interferenza dello Stato nell’autonomia comunale, ma il premier Conte non è della stessa idea e annuncia: «La norma di fatto annulla le ordinanze di quei Comuni che si erano opposti alla rete di nuova generazione sconfessando di fatto i sindaci. Con il blocco delle ordinanze dei sindaci dovrebbero ripartire le sperimentazioni sul territorio italiano che al momento ha visto protagonisti grandi centri urbani, tra cui Milano, Torino, Bologna, Roma, Firenze e Napoli».
Nel frattempo il fronte anti 5G comincia a sgretolarsi anche a colpi di sentenze del Tribunale. Nei giorni scorsi il Tar aveva dato ragione a Vodafone nel ricorso effettuato contro il comune di Messina che aveva vietato le antenne 5G.