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27. 04. 2024 06:37

Milano, tra coprifuoco ed errori non detti

Il coprifuoco era evitabile? Forse. Ecco, le possibili colpe della Regione

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E’ scattato il coprifuoco in Lombardia, dalle 23 alle 5. Una misura restrittiva chiesta all’unanimità da sindaci e amministratori regionali, accompagnata da ulteriori restrizioni per cittadini ed esercizi commerciali.

Il coprifuoco a Milano: una misura evitabile?

Un altro tentativo di arginare la crescita dei contagi, che vede questa volta Milano come epicentro. Come cittadini, non possiamo fare altro che rispettare le nuove regole, sapendo, tra l’altro, che di certo non sono state prese a cuor leggero e che sono un ulteriore, forse estremo sforzo per evitare un nuovo lockdown generalizzato.

Al tempo stesso, però, come cittadini abbiamo il diritto di esprimere più di una perplessità non tanto su questa scelta contingente e forse inevitabile, ma su quanto non si è fatto nei mesi precedenti, pur essendoci il tempo e tutte le evidenze a segnare una strada.

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A partire dalla questione dei vaccini antinfluenzali, che non bastano e non si sa quando arrivano. Ma non solo: Ats Milano ha comunicato qualche giorno fa di non essere più in grado di svolgere il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Come è stato possibile?

Sapevamo tutti che sarebbe stato necessario aumentare la forza dei nostri sistemi di rilevamento e di controllo: sapere in fretta chi ha contratto il virus e chi no è l’unico modo che abbiamo per circoscrivere focolai e poter tentare di prevenire altri contagi, isolando tempestivamente i positivi.

coprifuoco milano

Tante domande, poche risposte

In altre regioni, per esempio, si stanno sperimentando con successo test rapidi, coinvolgendo anche le farmacie: perché qui no? Così come, qualche dubbio sull’impegno ad aumentare la capacità del nostro sistema sanitario: come è stata rafforzata la medicina di base?

Secondo quanto hanno scritto Tito Boeri e Roberto Perotti, una settimana fa le terapie intensive erano 983 contro un obiettivo minimo di 1.446. Infine, perché non estendere progetti come quelli dell’Hotel Michelangelo, creando strutture per ospitare i positivi non gravi ed evitare rischi di diffusione del contagio in famiglia?

Sono domande che esigono una risposta: perché siamo tutti disponibili a fare ulteriori sacrifici per il bene comune, ma abbiamo anche il diritto di sapere cosa è stato fatto e cosa no e per quali motivi e responsabilità. Perché la responsabilità, poi, non si può scaricare sempre sui cittadini.

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