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19. 03. 2024 04:34

Bentornata università: a Milano si torna in presenza negli atenei

Vita da atenei in zona gialla: i racconti, i problemi e le emozioni di Luca Vezzoli e Simone Drogo

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«Studentessa universitaria, triste e solitaria/Nella tua stanzetta umida/Ripassi bene la lezione di filosofia/E la mattina sei già china sulla scrivania/». Simone Cristicchi raccontò la vita di una fuori sede nel 2005, ma le parole di quella canzone sembrano scritte per gli universitari di oggi, chiusi nella loro “stanzetta” a seguire la lezione davanti a uno schermo. Mi-Tomorrow ha chiesto a uno studente della Statale e a uno della Bicocca di raccontare come si stanno muovendo i loro atenei ora che la Lombardia è in zona gialla.

La Statale ai tempi del Covid

Luca Vezzoli, studente di matematica, è rappresentante della lista studentesca Uniti a Sinistra e fa parte del consiglio di amministrazione della Statale.

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Come è organizzata la Statale?
«In zona rossa le lezioni si svolgono tutte per via telematica, in arancione si può fare didattica in presenza fino al 50%, in zona gialla dal 50% in su. Nel monte ore complessivo vengono privilegiati gli studenti dei primi anni».

Come si svolgono gli esami?
«A partire dalla sessione estiva, gli scritti saranno tutti in presenza. Solo in alcuni casi particolari, dopo che lo studente avrà inviato un’autocertificazione, l’esame si potrà svolgere da remoto. Questo mette in difficoltà chi non risiede a Milano, un problema che stiamo cercando di risolvere con l’amministrazione».

Cosa avete chiesto per il rientro in sicurezza?
«L’ampliamento degli spazi. A causa del comportamento scorretto di qualche studente, che aveva organizzato aperitivi nei cortili dell’università, i chiostri di via Festa del Perdono erano stati chiusi. Ora abbiamo ottenuto la riapertura, anche se a numero chiuso. Inoltre sono stati installati pannelli in plexiglas nelle aule studio e nelle biblioteche».

Come hai vissuto la dad?
«La frequenza in presenza mi è mancata: ne ha risentito soprattutto il rapporto con i professori. Comunque la mia materia di studio si può seguire tranquillamente anche online. E’ stato più difficile per chi doveva seguire i laboratori o gli stage, che sono stati bloccati».

Perché rispetto agli studenti delle superiori avete fatto poche manifestazioni?
«E’ innegabile che alcuni preferiscano la modalità a distanza, ma la maggioranza vuole tornare alla solita vita in aula e poi a trovarsi con gli amici. Sono 14 mesi che stiamo facendo grandi sforzi, ma credo che rappresentino un gesto di responsabilità nei confronti della società ed è anche per questo che non ci sono state tante mobilitazioni».

Però c’è chi ha organizzato feste illegali, come è accaduto nella residenza Bassini…
«Questi studenti rappresentano una minoranza. L’ateneo ha avviato un procedimento disciplinare, che è ancora in corso. Se hanno infranto le regole è stata una mancanza di rispetto verso tutti gli altri studenti della residenza, e non solo».

Parola alla Bicocca

Le scelte dell’Università Bicocca sono state diverse. Simone Drogo, studente di informatica, è rappresentante degli Studenti Indipendenti Bicocca.

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Come è organizzata la Bicocca?
«Solo le matricole frequentano in presenza, attraverso un sistema di prenotazione delle aule, che si devono riempire al massimo per un terzo della capienza. A partire da questa settimana i singoli docenti possono organizzare anche “eventi di qualità”: lezioni di ripasso o di approfondimento. Tutto il resto si svolge online».

Come si svolgono gli esami?
«Sia gli scritti che gli orali sono a distanza. E’ probabile che a partire dalla sessione estiva sarà proposta una modalità mista: sia in presenza che a distanza, per agevolare anche i fuori sede».

L’entrata in zona gialla non ha quindi cambiato molto…
«Per noi della Biccoca no. Le altre università milanesi si sono comportate in modo diverso».

Come mai?
«In parte è una questione di spazi: in Bicocca sono più ridotti rispetto ad altri atenei. Ma soprattutto credo che l’ateneo voglia dare di sé un’immagine di sicurezza».

Come hai vissuto la dad?
«Molto male: per me è importante avere orari fissi, luoghi fisici dove fare lezione e confrontarmi con gli altri studenti. In particolare durante il primo lockdown facevo fatica a seguire il ritmo delle lezioni caricate tutte insieme online. Nonostante questo sia il mio ultimo anno, quasi certamente non riuscirò a laurearmi».

Perché rispetto agli studenti delle superiori avete fatto poche manifestazioni?
«In generale gli universitari sono più abituati a delegare ai loro rappresentanti. L’università è impegnativa, e poi ci sono tanti studenti-lavoratori e ragazzi fuori sede: non è semplice coinvolgerli. Comunque a marzo abbiamo protestato davanti alla Bicocca e alla Statale e le manifestazioni sono state molto partecipate».

Cosa chiedete?
«Una ripresa in presenza in sicurezza almeno per il 50%, ma visto che siamo quasi alla chiusura dell’anno accademico è una rivendicazione che pretenderemo di ottenere almeno per settembre. Inoltre vorremmo l’ampliamento degli spazi dedicati allo studio e alle aule. Per farlo stiamo cercando di coordinarci con le altre università, con il Comune di Milano e con la Prefettura».

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