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26. 04. 2024 07:11

Il nuovo percorso musicale di GionnyScandal: «Basta finzioni: io sono Anti»

Da domani un nuovo GionnyScandal, nel nome del pop punk e con la voglia di rinnovare il suo messaggio alla Generazione Z: «Nessuno deve avere paura di essere triste: mostratevi sempre per quello che siete realmente»

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La forza e il coraggio di cambiare pur restando se stessi. Così si può riassumere il nuovo percorso musicale di GionnyScandal, che da domani si concretizzerà ufficialmente in Anti, il nuovo album per Virgin Records.

Un disco che si contraddistingue per sonorità pop punk, con un approccio musicale decisamente differente rispetto al passato e dove l’emo trap lascia spazio a una strada diversa – ma comunque credibile – che assume valore fin dalla copertina. Anti è un progetto che si pone come un’esortazione a essere liberi, a credere nella forza della musica per veicolare un messaggio.

A tu per tu con GionnyScandal

La prima traccia, ricca di chitarre distorte, è Che ne sai te. Parti subito cantando «Faccio quello che detesti» e inneggi alla libertà di essere come si vuole. Come sarebbe il tuo mondo perfetto?
«Il mio mondo perfetto sarebbe anche come è ora, magari senza i pregiudizi e alcune persone che leverei completamente. Non mi riferisco a personaggi pubblici, ma a soggetti che, non credendo in me, mi hanno ostacolato e fatto del male».

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In Giorni tristi canti: «Tu sei la causa dei miei giorni tristi». Oltre all’influenza estetica, cos’è rimasto oggi della cultura emo?
«Secondo me l’emo sta tornando insieme al pop punk, perché nessuno deve avere paura di essere triste. Anch’io sto cercando di sdoganare questo concetto perché non è che per forza sui social devi far vedere che sei felice a tutti i costi. Al netto di tutte le IG stories di cui ci riempiamo il cervello, è impossibile essere sempre e solo felici. La gente si accontenta della finzione, è vero, ma io mi sono stufato. All’inizio ti fai prendere dalla novità, bisogna provare ad accontentare la gente se lo fai di mestiere, ma è fondamentale mostrarsi per quello che si è veramente».

gionnyscandal

Quale, tra le canzoni di Anti, è la più rivoluzionaria a livello di tematiche sociali?
«Questo disco è rivoluzionario dall’inizio alla fine. In Italia sono quattro o cinque anni che funziona solo la trap con sempre i soliti dischi che suonano tutti uguali e dicono sempre le stesse cose, con le stesse rime e i medesimi flow. Io non ho fatto questo disco per sentirmi furbo. Penso che Anti sia un album rivoluzionario perché il pop punk è uscito dai radar del mainstream da vent’anni. Vorrei che i ragazzi che mi seguono si avvicinino a uno strumento, una chitarra o una batteria. Questo è il motivo per cui nella Deluxe Edition ho scelto di inserire un plettro».

Il fatto che si tratti di un «disco rivoluzionario» non può essere un boomerang?
«Questo disco non l’ho fatto per le classifiche. A parte il fatto che so già che andrà male, si chiama Anti intanto perché è anticommerciale. Ho scelto di farlo perché mi andava. Vorrei contribuire a cambiare il mercato musicale e portare il pop punk al livello degli anni 2000, ovviamente con il supporto di social e streaming. Sarà un boomerang? Sicuramente per il mio portafoglio, però non me ne frega niente. Lo scopo non è fare numeri giganti, ma vedere i ragazzini suonare. Voglio che si dica: “Wow, è tornato il pop punk, voglio farmi una cultura e suonarlo anche io”. Vorrei sdoganare un messaggio di libertà a 360 gradi».

Perché il pop punk?
«Perché è il mio genere preferito e lo suonavo anche da ragazzo, prima di diventare famoso. Questo è il disco che avrei sempre voluto fare, ma non ne avevo mai avuto il coraggio. Anti, però, porta anche un messaggio che riguarda la sessualità: io sono etero, ma voglio che ognuno si senta libero e nel diritto di amare chi vuole, a prescindere dal sesso».

Tema alla base dell’attuale ddl Zan e della bufera con al centro Fedez.
«Partiamo dal presupposto che io e Federico abbiamo litigato anni fa. Detto ciò, io sono dalla sua parte perché ha fatto quello che avrebbero dovuto fare altri. Quando hai il coraggio di prendere una posizione del genere al posto di chi dovrebbe farlo, indipendentemente dal tuo lavoro, stai dando voce al popolo che non ha i mezzi per far sentire la propria voce».

gionnyscandal

In Nicotina canti con Pierre Bouvier dei Simple Plan. Che cosa ha significato per te?
«Ogni volta che mi chiedono di Pierre vado un po’ in tilt. Ho sempre avuto il suo poster in camera ed è un sogno ospitarlo nel mio disco. L’ho contattato su Instagram: collaborare è stato bellissimo. È un featuring che nasce dalla stima e voglio sottolineare che non ha chiesto nulla per realizzarlo. La sua presenza aggiunge credibilità al progetto. È come produrre un disco lirico con ospite Andrea Bocelli. È un risultato che, però, parte da lontano. Ho una cultura musicale, so suonare tre strumenti, ho vissuto i momenti magici del pop punk. La gente ora può dire: “In Italia nel 2021 Pierre Bouvier è nel disco di GionnyScandal e Universal ci ha creduto”. Penso sia questo il traguardo».

Cosa pensi abbiate in comune?
«Sicuramente la passione per questo genere. Abbiamo circa dieci anni di differenza, ma in comune c’è un grande amore per il pop punk e tutto ciò che ci gira intorno. Ci siamo conosciuti, abbiamo parlato mille volte, ma a livello caratteriale non so se ci assomigliamo. Mi ha colpito la sua umiltà. Non ha mai parlato di se stesso».

«In questo disco sono finalmente io. Sono libero da ansie, paranoie e inutili paure». Quali erano queste paranoie e inutili paure?
«Avevo affittato a Milano una casa gigante con tutti i comfort per iniziare il disco nuovo, ma non ero felice. Ogni volta che iniziavamo il lavoro, partivano le paranoie. Quello che facevo non mi piaceva più. A un certo punto il mio producer mi ha consigliato di staccare perché sarebbe stato inutile lavorare a un disco in questo modo. Lì per lì mi sono arrabbiato, ma aveva ragione. Non era più nel mio Dna fare un certo tipo di musica. Tornavo a casa ed ero triste, trasmettevo negatività. Mi sono fermato, ho guardato dentro me cercando di capire ciò che avrei voluto fare. La risposta la sai».

Sei stato compreso nell’immediato?
«Sono stato senz’altro fortunato perché lo staff di Virgin mi ha appoggiato. Ci siamo scontrati, ma sicuramente meno di quello che mi sarei atteso. Ne approfitto per ringraziarli. Da una multinazionale che deve fare cassa, non mi aspettavo per forza un via libera».

Oggi che città è Milano?
«La vivo praticamente ogni giorno per lavoro. A me ha un po’ stufato perché è peggiorata sotto tantissimi punti di vista, ma non se ne può fare a meno. Penso che tutti quelli che vivono a Milano un po’ la odino, poi sotto sotto provano amore. Vorrebbero cambiarla, ma sono sicuri che se lo facessero poi non la amerebbero allo stesso modo».

Domenica è la festa della mamma, per te cosa rappresenta?
«Rappresenta qualcosa che non posso descrivere al 100%, avendo potuto viverla troppo poco. L’amore di una mamma, così come quello di una nonna, è puro, insuperabile. Trattate bene le vostre mamme e non fate l’errore che ho fatto io. Le ho risposto male e non le ho mai chiesto scusa. Non ne ho più avuto la possibilità. È normale litigarci, ma mettete sempre da parte l’orgoglio. Stringete la lingua in mezzo ai denti e chiedetele scusa il prima possibile».

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