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01. 05. 2024 23:45

Irama guarda al futuro: «Non siate polvere in un camino»

Senza etichette e con tanta voglia di creare: Irama si prepara ai prossimi progetti, sempre in movimento

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Una vita ordinaria non farebbe sicuramente per lui, dato che le banalità sembrano non appartenergli proprio. Non ha ancora trent’anni, ma ad Irama le idee, i progetti, la voglia di fare non manca di certo. «Sono in un fase caotica – ammette durante il nostro incontro –, sto dormendo poco e creando tanto». E il suo eclettismo parla a sufficienza per lui.

Quali novità ci sono all’orizzonte?
«In questo momento sono in una fase caotica. Si vede dalla mia casa, da dove vivo. Sto dormendo poco e creando tanto. Lavoro ad un progetto molto grande, mi sento un po’ in una golden age della musica».

Ti sei dato una spiegazione?
«Non saprei, ma la sto respirando. Posso anticipare che sarà il primo disco dove cercherò di raccontare la musica con altre persone, sempre poco alla volta…».

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Perché poco alla volta?
«Perché mi piace che non sia qualcosa di troppo organizzato. Dev’esserci spontaneità e genuinità. E deve avere un senso, che poi è soggettivo. Ciò che è oggettivo, invece, è il fervore che percepisco attorno a me: si respira creatività, arte, vedo tanti artisti intorno a me a fuoco, tanti artisti con una direzione e io mi sento parte di loro. Ho un’idea chiara in testa, le idee ben chiare, la voglia di uscire dall’Italia, di raccontare la nostra musica a tutti. È l’aspetto più importante».

In quest’ultimo anno e mezzo è cambiato un po’ tutto. Cosa pensi possa fare un artista per non perdersi?
«È difficile perché ognuno di noi ha una visione molto personale. Dipende anche a che mondo appartieni. Personalmente posso dire che più cresco e più mi accorgo che stare in un contenitore per me è deleterio: da una parte ti aiuta perché fai parte comunque di un movimento, ma dall’altra ti distrugge perché disintegra la personalità. Non sei più l’artista: diventi l’insieme di un movimento, polvere in un camino».

Che orme vorresti seguire, insomma?
«Penso ai Queen, in Italia a Renato Zero. Penso a persone eclettiche che hanno creato una propria identità senza seguire le masse. Creavano un genere, creavano l’arte. Zucchero è un altro artista gigantesco, stilisticamente iconico, musicalmente sopra alle righe. Ancora oggi, quando fa una canzone, non vedo l’ora di ascoltarla certo di ascoltare freschezza e ricercatezza. Un po’ come succede con Jovanotti o Childish Gambino».

irama

Hai mai pensato all’identikit del tuo fan?
«Qualche giorno, durante un meet and greet, mi sono trovato davanti a tante persone che mi seguono e mi sono accorto che più crescono e più cambiano. C’era un ragazzo di trentacinque anni, una ragazza di ventisette, una giovanissima, altri miei coetanei… Non ci sto capendo più niente nemmeno io sinceramente (ride, ndr)».

Sei molto legato al tuo team, a chi collabora con te, così come ai tuoi amici. Non è sempre facile portare avanti il binario affettivo di pari passo a quello professionale con questa perseveranza.
«Ho sempre avuto la grande fortuna di crescere con tante persone che mi vogliono e mi hanno voluto bene, arricchendomi umanamente. Ancora oggi, prima di pubblicare qualsiasi cosa, ho bisogno di interpellare le persone con cui sono cresciuto: una specie di gruppo d’ascolto di cui mi fido totalmente».

Per essere certo che ci siano sempre sincerità e piedi per terra?
«Non ho mai dimenticato di tenerli ben impiantati. Il mondo è pieno di persone a cui interessa niente di cosa tu sia realmente, pio c’è chi ti ha visto fallire miserabilmente e rialzarti, sorreggendoti sempre. Questo è fondamentale perché ti ricorda da dove vieni: sono la base del castello che ti terrà in piedi, la tua identità oggi e per sempre. Senza questo castello, diventerei solo una pedina per qualcos’altro».

Due tuoi cari amici, Stash e Alessandro Fabozzi, sono diventati genitori di Grace e Azzurra. Hai voglia di diventare papà?
«È tosta, soprattutto nel momento in cui tante persone attorno a te iniziano a fare famiglia e a crescere figli. Ti accorgi che si starebbe avvicinando quel momento anche per te, che è sempre più reale. Un passaggio di testimone? Vedremo…».

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