Si chiama Rio nero l’ep d’esordio del cantautore Michelangelo Vood.
Michelangelo Vood al debutto con l’ep Rio Nero: «Io, figlio di due mondi»
Che lavoro hai fatto su di te per arrivare al primo ep?
«Ho scavato molto nei ricordi lasciando riaffiorare alcune immagini intime che avevo quasi dimenticato. La musica mi aiuta in questo, a riflettere su esperienze passate a cui magari ho dato poco peso».
L’hai definita un momento di «catarsi collettiva». Chi è stato a folgorarti?
«Jim Morrison. Anche per lui la musica, come l’arte in generale, aveva questa forte valenza catartica: una liberazione per il suo creatore ma soprattutto per i suoi fruitori. Spesso ai concerti dei Doors Morrison incitava i presenti a lasciarsi andare del tutto, a far cadere le loro inibizioni. Mi piace pensarla allo stesso modo, per me la musica è una psicologa, mi aiuta a digerire le sofferenze e a crescere grazie a queste».
Quanti elementi delle tue origini hai ritrovato in Milano?
«Molto pochi, in realtà. La metropoli è lontana anni luce dallo stile di vita che porta avanti la gente da me. Spesso questa lentezza ti fa perdere vitalità e per un creativo come me, gli stimoli della veloce Milano sono fondamentali. Mi piace definirmi figlio di entrambi i mondi».