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26. 04. 2024 21:53

Quattro domande a Comete: «Come un vecchio cappotto che dovresti buttare»

Comete racconta il suo ultimo brano in vista dell'uscita dell'album

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Il tuo nuovo singolo si chiama Naftalina e anticipa l’uscita dell’album. Come mai questo titolo?
«Naftalina è legato a quell’odore di stantio, a quella sostanza che conserva i vestiti nel corso del tempo. Qui la naftalina tiene unito un amore e una storia che in realtà sono finiti da tempo. Come un vecchio cappotto che ormai dovresti buttare e, invece, sentendo quell’odore dici: “Va beh, ma è tutto ok…”. Noi siamo la naftalina della nostra storia che va male, facciamo di tutto per mettere a posto delle rotture che in realtà sono destinate a restare. Insomma, è una canzone allegra (ride, ndr)».

Tu entri molto in empatia con le persone e i loro sentimenti.
«Mi piace andare dritto al cuore della questione senza troppi giri di parole. Quello che ho capito, da quando ho iniziato a scrivere, è che essendo un grande chiacchierone nelle mie canzoni volevo sviscerare tutte le mie paure, le mie ossessioni, le mie fragilità spiegandole in maniera semplice. Se questo arriva, vuol dire che forse sono stato bravo. Sono curioso di sapere quanto le persone si rivedranno dentro questo nuovo album».

Qual è secondo te il fil rouge che lega tutti i tuoi brani?
«La lucidità. Quella giornata in cui capisci qualcosa, tipo che ami da morire una persona, o quando trovi il coraggio di cambiare il tuo percorso. In questo disco c’è tanta voglia di cambiamento e di accettazione della propria storia».

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Ti trovi bene a Milano?
«Molto bene, mi piace tantissimo da sempre. E poi è comoda: anche quando hai più impegni prendi lo scooter e arrivi ovunque, in poco tempo. Mi piace la zona di via Paolo Sarpi: lì ti sembra di vivere in una città cosmopolita, dove prima ti mangi i ravioli cinesi e poi la pizza calabrese. Mi piace anche il Parco Sempione, ho già visto un bell’attico che non è niente male…».

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