Piazze e strade occupate a Milano, per far sentire la voce e la protesta dei rider licenziati. Vere e proprie assemblee pubbliche che serviranno da megafono per rivendicare i diritti di lavoratori che, finora, di diritti ne hanno avuti ben pochi. L’appuntamento a Milano sarà per il 21 giugno, alle ore 15:30, al Circolo di Unità Proletaria in viale Monza 140. Il giorno dopo, poi, sarà la volta di Torino, dove la protesta dei rider licenziati andrà in scena a partire dalle ore 16.30 presso la Tettoia dell’orologio di Porta Palazzo.
La protesta dei rider licenziati, cos’è successo con Uber Eats
A far scattare la protesta è stata la decisione di Uber Eats di licenziare migliaia dei rider impegnati a portare cibo e non solo nelle case dei cittadini. Il tutto con una semplice email, con un preavviso neanche di un mese per circa 8.500 rider. Una decisione che arriva all’indomani dell’approvazione in Consiglio Europeo del testo per la “Direttiva sul lavoro di piattaforma” che, pur essendo un processo ancora tutto in divenire, pone le basi per una regolamentazione del lavoro in questo settore.
Il lavoro del rider è un lavoro da dipendente: da qui parte la lotta
Le innumerevoli sentenze che si sono succedute negli ultimi periodi hanno riconosciuto il lavoro di delivery come lavoro dipendente; ma, nonostante questo, ancora tutti i rider sono lavoratori indipendenti, con prestazione occasionale o partita iva. E ovviamente, con il recente licenziamento, a queste oltre ottomila persone non verrà riconosciuto nulla: «Come Slang USB continueremo a portare avanti la lotta insieme ai lavoratori, senza mai abbassare la testa davanti alle società di delivery la cui intoccabilità sembra naturale ma è in realtà solo il frutto di precise scelte politiche. – fanno sapere dall’omonimo sindacato – Quelle stesse scelte politiche di distruzione dei diritti, di precarizzazione del lavoro e odio verso i poveri che oggi vediamo portate avanti anche dal governo Meloni».