Ieri, 30 luglio, era la giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani. Per l’occasione la Fondazione Somaschi, dal 1996 impegnato nella lotta contro lo sfruttamento sessuale per le strade di Milano, ha presentato un dossier che rivela come sia cambiata la pandemia ai tempi del Covid.
Prostituzione a Milano, ecco com’è cambiata
«Durante la pandemia le ragazze conosciute in strada, con cui siamo sempre rimasti in contatto, ci hanno confermato che il loro lavoro proseguiva in appartamento con i clienti fissi – spiega Isabella Escalante, attivista della fondazione -. Solo da fine aprile 2021 hanno iniziato a tornare in strada».
Se durante i primi mesi del primo lockdown la prostituzione aveva subito un duro colpo, nel periodo successivo ha adottato soluzioni alternative per proseguire lo sfruttamento delle donne coinvolte.
«Da marzo 2020, tra zone rosse e lockdown – aggiunge Escalante -, le strade si sono progressivamente svuotate di donne. Hanno resistito soltanto le transessuali. Tra marzo e maggio 2020 abbiamo toccato il minimo storico di 48 nuovi annunci rilevati e contattati, riuscendo a incontrare fisicamente solo 8 donne. Contro una media trimestrale di circa 120 contatti e 30 incontri».
L’inversione di tendenza si è verificato poi nell’ultima parte del 2020. «In quei mesi – prosegue – i nostri operatori hanno monitorato 413 situazioni, riuscendo a incontrare 43 donne per accompagnamenti sanitari e colloqui di emersione dallo sfruttamento».