Voli cancellati. Da porta d’ingresso per l’Italia a “no fly zone”. E’ il destino di Malpensa, diventato in pochi giorni l’aeroporto più “snobbato” dalle compagnie aeree per l’emergenza coronavirus.
Voli cancellati, la situazione
Le compagnie aeree americane hanno sospeso i collegamenti da e per l’Italia, mentre quelle europee hanno scelto quantomeno di dimezzare le frequenze per non partire ad aerei vuoti. L’Enac ha diramato una nota che riepiloga sui rimborsi per i voli cancellati da coronavirus. La tutela dei diritti è prevista dal Regolamento Comunitario numero 261 del 2004 per i casi di cosiddetta “forza maggiore”.
Questo documento vale per i passeggeri che sono in possesso di biglietto aereo il cui volo è cancellato, coloro che, pur non avendo subito la cancellazione del volo, sono comunque soggetti alle restrizioni di Paesi terzi imposte nei confronti delle persone che provengono o che abbiano soggiornato in Italia negli ultimi 14 giorni.
E, da ultimo, vale per i passeggeri che per ordine delle autorità sono soggetti a misure di contenimento dell’epidemia da Covid19 e che quindi non possono usufruire del biglietto aereo. Chi rientra in queste categorie ha diritto al rimborso del prezzo del biglietto da parte del vettore.
Voli cancellati, il decreto legge del governo
A ciò si aggiunge il Decreto Legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì 2 marzo: il Consiglio dei Ministri si è rifatto all’articolo 1463 del Codice Civile che riguarda la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di trasporto aereo, ferroviario, marittimo, nelle acque interne o terrestre stipulati da passeggeri contagiati, costretti alla quarantena o residenti nelle aree dalle quali non si possono allontanare.
Ci sono anche altre sei “categorie” tra le quali anche chi doveva partecipare a eventi o concorsi pubblici, poi annullati a causa del coronavirus. Il consiglio è quello di contattare la propria compagnia aerea per far valere i diritti.
