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02. 05. 2024 20:35

Provare a cambiare prospettiva per le donne

Si può punire o anche rieducare?

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È difficile, fa male scrivere ancora una volta della violenza contro le donne. Com’è possibile? Dove sbagliamo? Da anni si fa educazione nelle scuole, si producono pièce teatrali, canzoni, si inaspriscono le pene. Che si fa? Facciamo diventare di fuoco il codice rosso? È chiaro che chi compie atti così violenti e vili contro soggetti deboli come le donne se ne infischia delle conseguenze. E la pena? Arriva quando ormai una vita è stata spezzata e ancora una volta il dolore è per chi resta, montano rabbia e desiderio di vendetta. Respiro. Ci vuole un cambio di prospettiva.

Da dove parte il cambiamento per non sentir parlare più di violenza sulle donne?

Ed ecco che mi parlano dell’usanza della tribù sudafricana Babemba di mettere chi compie un’azione malvagia al centro del villaggio, solo, senza restrizioni. Uomini, donne, bambini si riuniscono in un grande cerchio intorno all’imputato e uno alla volta gli ripetono con cura e a lungo quanto di buono ha fatto nella sua vita prima di sbagliare. Alla fine il cerchio si rompe e l’accusato viene riaccolto perché i Babemba credono che ogni essere umano sia buono, ma a volte le persone commettono errori che leggono come un grido di aiuto. So di scrivere di un cambio di prospettiva che è un pugno nello stomaco, specie in questi giorni in cui la cronaca ci spingerebbe a bruciare tutto e un padre ha persino desiderato che il proprio figlio fosse morto. Trovo però che faccia riflettere: anche la nostra Costituzione recita che scopo della pena non è solo “punire”, ma anche “rieducare” per reinserire il reo nella società. Infine, lungi da me censurare tutto il genere maschile: non è una guerra “maschi vs. femmine”.

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