Milano, con molti comuni che fanno parte della città metropolitana (ente che purtroppo soffre di una mancanza di poteri e governance che sembra destinata a perdurare), è una delle città con maggior territorio agricolo in Europa. Questo anche e soprattutto grazie all’istituzione del Parco Agricolo Sud Milano, che raccoglie oltre 60 comuni.
Parco Agricolo Sud Milano, lite in Regione sulla gestione
L’istituzione del Parco Agricolo Sud Milano ha impedito che il sud del territorio milanese venisse cementificato brutalmente come accaduto al nord della nostra provincia. In secondo luogo ha mantenuto viva una filiera produttiva di assoluto rispetto, che ha innovato tecnologicamente, che ha mantenuto vive colture e produzioni e quindi una cultura del territorio. Soprattutto, l’agricoltura a chilometro zero non è più solo una moda “radical chic”, ma è una delle tante risposte positive che si possono mettere in atto per contrastare molteplici problemi di tipo ambientale, ecologico, economico e persino occupazionale.
Un patrimonio della città e della sua provincia che andrebbe tutelato, sostenuto, anche attraverso specifici percorsi di formazione, anche per le giovani generazioni. Non solo un polmone verde, ma anche un importante settore economico che ha più futuro di molti altri. Negli ultimi tempi alcuni esponenti della maggioranza in Regione hanno depositato una proposta di legge che di fatto toglierebbe il potere sul Parco Agricolo Sud Milano alla città e ai comuni che a esso appartengono. Una visione miope e soprattutto pericolosa che va contro gli interessi dei territori.
Fa sorridere che gli alfieri del federalismo siano poi i più centralisti quando si tratta del governo della Lombardia. Dietro questa idea ci sono molteplici pericoli. Si chiamano cemento, altre colate di strade che non serviranno a risolvere il problema del traffico, e il depauperamento di una ricchezza che in questi oltre 30 anni i comuni hanno saputo tutelare. A piedi nudi nel parco sì, a piedi uniti decisamente no.
