Su queste pagine è stato scritto e raccontato in diverse occasioni. Storie, inchieste, dati e numeri in questi anni hanno dimostrato come forse il problema principale della vita urbana sia il costo delle abitazioni. Su questo tema si innescano altre questioni di altrettanta e grave importanza, come l’aumento delle diseguaglianze, del divario economico che si traduce in divario di opportunità, di prospettive, in definitiva anche di speranze.
Il caso della ragazza in tenda davanti al Politecnico
L’ultimo caso è quello della studentessa che ha deciso di dormire in tenda davanti al Politecnico per protesta contro il caro affitti. Purtroppo, come spesso accade nel mondo attuale, queste storie e proteste singolari e individuali raccolgono una grandissima istantanea popolarità per poi finire dimenticate solo pochi giorni dopo. E va, al tempo stesso, constatato come la politica, per una volta, non sia sorda e anzi stia impegnando risorse, intelligenze e anche soluzioni innovative per rispondere al problema della casa.
Anche perché il rischio è l’abbandono della città da parte delle sue forze più dinamiche, lo scoppio improvviso della bolla immobiliare, con tutto ciò che ne consegue di negativo. Resta però una domanda inevasa: come è possibile che di fronte a un tema del genere, che coinvolge migliaia di cittadini milanesi (o di altre città italiane ed europee), non nascano forme di mobilitazione sociale e democratica, un tempo si sarebbe detto “di massa”.
Un po’ come se non fossimo capaci di riconoscere nel nostro destino individuale anche quello degli altri, e di farlo diventare un po’ più collettivo e quindi più forte. Anche per aiutare gli sforzi di chi, nel mondo politico e istituzionale, a questo tema sta dedicando la propria missione.
