Il sospetto che Milano fosse una città inquinata e con una bassa qualità dell’aria ce l’avevamo da tempo. Così come sospettavamo fortemente del fatto che la Pianura padana fosse una delle aree europee con maggior tasso di smog. Poi arrivano delle classifiche piuttosto opinabili, fatte da non si sa bene con quale criterio scientifico, e puntualmente scoppia un caso.
Smog, la strigliata di Sala
Su questo Sala ha ragione a strigliare noi giornalisti: sulla vicenda i media non hanno brillato per “fact checking” rigoroso. Meno convincente è il modo in cui la politica e la società nel suo complesso affrontano il tema dell’ambiente. Classifiche o non classifiche, è un fatto che a Milano i bimbi si ammalino di più di patologie respiratorie. E’ un fatto che bastino 10 giorni di sole e temperature più alte della media per sentire l’aria irrespirabile.
Ci preoccupiamo del clima però poi solidarizziamo acriticamente con le singole categorie quando si approvano norme per ridurre l’impatto ambientale di alcuni settori economici. Ci allarmiamo ma poi si fa poco sul fronte concreto: i riscaldamenti di abitazioni, uffici, spazi commerciali, sedi comunali.
Smog e clima, cosa dicono gli indicatori
Sarebbe curioso scoprire quanti davvero rispettano la temperatura di 19 gradi e quanti invece vivono in ambienti con temperature tropicali. Il tema del clima non può essere affrontato senza l’unione di scelte pubbliche e nuovi comportamenti individuali. Infine, ha ragione ancora una volta Sala: gli indicatori sono migliorati rispetto ad alcuni anni fa.
Ma si partiva da una situazione pressoché drammatica, e miglioramenti o no il contesto resta critico. Basta fare i conti di quanti aerosol facciamo ai nostri figli.