Il sindaco ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Gran parte delle domande erano relative a tematiche di politica nazionale, domande a cui Sala non si sottrae mai anche perché la carta degli “schiaffi” al Pd gli fa sempre molto gioco, visto che criticare il suo partito di maggioranza è lo sport preferito (e, a distanza di anni, non si capisce una cosa: il Pd a Milano non gli risponde mai, neanche un minimo accenno di moto d’orgoglio, ai dirigenti democratici milanesi evidentemente piace, o conviene, essere trattati così?).
Giuseppe Sala: questioni cittadine e di confronti costruttivi
Sulle questioni riguardanti la città invece il sindaco dice cose giuste e discutibili al tempo stesso. Da un lato ha ragione, Milano ha gli stessi problemi di altre grandi città internazionali, e forse anche minori. Dall’altro sostenere che oggi la città sia meglio di venti anni fa può apparire ad alcuni una forzatura. Perché, se molti indicatori segnalano crescite, tenute, rilanci, altri invece evidenziano una crisi (che, sia chiaro, non dipende dal sindaco) di lunga durata, strutturale. Senza partire da certezze o pregiudizi politici, la città dovrebbe interrogarsi se stia smarrendo o meno la sua “milanesità”, la sua missione storica, i suoi capisaldi culturali. Uno sforzo politico, intellettuale e strategico che sarebbe più che mai necessario e che a cascata consentirebbe di guardare ai problemi concreti in modo più esigente e efficace. A volte viene il dubbio che Sala sia un po’ troppo solo: tanti adulatori e yes man e pochi alleati leali, ma dialettici nei suoi confronti. Come se la dialettica e la critica costruttiva fossero impossibili. E invece hanno rappresentato sempre la forza di Milano.
