22 C
Milano
30. 04. 2024 12:45

Vitavigor, da Cinisello Balsamo alla conquista del mondo con i grissini

Federica Bigiogera, Responsabile Marketing di Vitavigor: «La farina di grilllo, i nuovi prodotti e il futuro dell’azienda: vi dico tutto»

Più letti

Vitavigor, azienda milanese specializzata nella produzione di grissini e sostitutivi del pane, nel 2023 ha celebrato i suoi primi 65 anni di attività. Il marchio, riconosciuto in Italia e all’estero, si conferma da oltre mezzo secolo, sinonimo di alta qualità, gusto, genuinità e tradizione. E festeggia anche il mercato, con un fatturato in crescita del +30%. Ne abbiamo parlato con Federica Bigiogera, Responsabile Marketing di Vitavigor.

Federica, Vitavigor ha festeggiato nel 2023 ben 65 anni di età, come sta l’azienda?

«Siamo molto soddisfatti del nostro traguardo sia a livello di compleanno, ma anche dei risultati. Infatti L’anno scorso è stato veramente un anno grandioso, siamo molto soddisfatti dell’andamento economico, delle nuove acquisizioni di clienti, di come sta performando l’azienda. È stato un anno di rinascita, positivo, dopo degli anni un po’ difficili, non legati proprio alla nostra attività specifica, ma a tutto quello che abbiamo vissuto da 2020 in avanti.

Abbiamo registrato risultati di vendita straordinari, più 30% di fatturato, più 20% di volumi sia in Italia che all’estero, quindi abbiamo superato ogni aspettativa e siamo contenti anche dell’inizio di quest’anno, perché comunque stiamo confermando gli andamenti. Per nostra natura di azienda familiare siamo sempre molto prudenti nel determinare le stime, di darci delle idee di come sarà il futuro, quindi diciamo che siamo contenti anche di chiudere un anno con un più 0%, vuol dire consolidare la crescita dell’anno scorso, per ora però stiamo andando comunque con un segno positivo, quindi siamo ancora contenti, ma andiamo sempre coi piedi di piombo».

Le tre parole di oggi? Scoprile in newsletter!

Federica Bigiogera, Marketing Manager di Vitavigor
Federica Bigiogera, Marketing Manager di Vitavigor

Siete partiti dalla provincia di Milano e siete arrivati alla conquista del mondo…

«Arriviamo dal centro di Milano a dire il vero, perché l’azienda nasce come un’attività produttiva, un panificio all Bicocca che sì, ai tempi era forse la periferia di Milano, poi adesso è diventato un quartiere molto importante. Ma ai tempi era un posto strategico, perché era vicino alle fabbriche come la Breda, la Falck, la Pirelli… e lì mio nonno faceva il panettiere; poi quando ha avuto bisogno di allargare la produzione si è spostato a Cinisello Balsamo e da qui siamo partiti alla conquista del mondo.

La cosa interessante è che noi abbiamo iniziato a esportare già negli anni 70, quindi è una cosa radicata per la nostra azienda la capacità di esportare, perché bisogna essere anche capaci di essere esportatori, essere in grado di dialogare con i clienti esteri; non soltanto in termini di lingua, ma anche in termini di comprensione dei loro bisogni, che non sono gli stessi dei clienti italiani… facciamo parte di quel gruppo di prodotti che rappresentano l’immaginario italiano nel mondo del food, come pizza, mozzarella, prosciutto, pasta e, in piccola parte, i grissini».

Tutto è nato dal Super Grissin de Milan…

«Negli ultimi anni abbiamo voluto molto spingere sul tema dei grissini di Milano, perché comunque ci identifica molto, non siamo solo dei grissini italiani posizionati chissà dove, magari in Piemonte, dove nasce storicamente il grissino; ma siamo di Milano quindi ho voluto, quando sono arrivata in azienda nel comparto del marketing, sottolineare anche sui nostri packaging a livello di comunicazione il fatto che noi fossimo di Milano, perché Milano alla fine all’estero è ben conosciuta, non c’era bisogno di grandi presentazioni. Rappresentiamo il fashion, la capitale finanziaria, industriale, economica della nazione; quindi è un grande vanto per noi poterlo dichiarare. E  infatti abbiamo vestito i nostri grissini in modo fashion perché ci rappresentava proprio come natura».

Ci dai qualche dato su di voi: quanto producete, quante persone lavorano in azienda…

«L‘estero rappresenta circa un 40% delle nostre vendite, anche se ultimamente l’Italia è cresciuta molto, quindi si è un pochino ridotta l’incidenza, ma siamo sempre circa su 40% estero, 60% Italia, che comunque è un buon dato. Nel 2023 siamo arrivati a oltre 6 milioni di fatturato, ne avevamo circa cinque l’anno prima, quindi un grande salto e come dicevo speriamo di consolidare.

L’azienda è molto snella a livello organizzativo, siamo 24 dipendenti fra produzione e uffici. Abbiamo un ottimo livello di sviluppo tecnologico, la parte umana è sempre presente ma ha un po’ cambiato il ruolo nell’arco del tempo; quella dove è più presente è nel confezionamento, anche se è tutto automatizzato. In sala impasti, ad esempio, c’è una persona sola, un solo impastatore che lavora sulle varie linee.

Abbiamo 24 dipendenti, abbiamo un’ottima quota rosa che supera il 60% sia in produzione che nella parte dell’ufficio. Anche questo è un dato storico, perché ci sono foto di mio nonno che era, quando ha aperto l’azienda con proprio la fabbrica a Cinisello, circondato da tutte le sue donne che lavoravano in confezionamento; quindi la storia si ripete sostanzialmente. Anche perché comunque è un’industria ma leggera, è un lavoro sostenibile anche dal punto di vista femminile».

Mai come oggi il mercato è molto variegato. Voi avete lanciato ultimamente degli snack proteici, ma utilizzate anche farine differenti, in un periodo dove, quando si parla di farine diverse, si storce un po’ il naso. Penso alle farine di grillo e affini: come si inserisce Vitavigor in questo quadro?

«Nella nostra natura c’è sempre stata una forte spinta all’innovazione, alla ricerca di soluzioni nuove per proporre nuovi prodotti al mercato. Nasce tutto dallo spirito che aveva mio nonno, quello di inventarsi un po’ le cose; la successiva generazione, quella di mio padre, ha portato avanti questo approccio e noi che siamo la terza generazione, io e mio cugino, ci stiamo provando e cerchiamo sempre di lanciare sul mercato qualcosa di nuovo.

L’ultima linea che abbiamo messo a punto l’anno scorso è stata VitaPro, un grissino e uno snack ad alto contenuto proteico con più del 24% di proteine derivate dal pisello, fonte di proteine vegetale e non animale. Le farine? In questo momento stiamo valutando un composto di ingredienti e materie prime, ovviamente ci andiamo con le dovute precauzioni, perché non è soltanto un tema di gusto che può piacere o non piacere, ma anche ideologico.

Infatti per partito preso il consumatore potrebbe dire di no. Ma ci sono anche dei temi legati all’aspetto produttivo interno, perché comunque i grilli possono essere considerati un contaminante, un allergene e quindi stiamo facendo dovute valutazioni, anche perché esportando all’estero bisogna sempre stare attenti a non creare preclusioni, ogni paese ha le proprie idee. In questo caso essendo l’ingrediente, farine di insetti, un po’ particolare, bisogna fare delle valutazioni iniziali molto approfondite, prima di precludersi certe opportunità. C’è da ammettere che nel nostro comparto, nel comparto dei panificati, le novità sono sempre difficili da far accettare. Poi sarà il mercato a decidere».

Cosa sta facendo VitaVigor sul fronte della sostenibilità?

«Dal 2020 abbiamo iniziato a sostituire il packaging della linea degli snack, dove oggi siamo passati da un 100% plastica ad un composto di carbone accoppiato in carta, riciclabile nella carta. Questo è stato il primo step che ha comportato un processo lungo nel termine di cambio, perché comunque cambiare packaging vuol dire smaltire rimanenze, sistemare la macchinabilità, perché quando si parla di sostenibilità, va considerata a 360 gradi.

C’è la sostenibilità ambientale, economica, di produzione, tecnologica… bisogna guardare al ciclo di vita intero di un prodotto. Stiamo valutando di allargare questo tipo di approccio anche ad altre linee, oltre a quella degli snack, però in quel caso ci sono dei limiti un po’ più da considerare. Quest’anno inoltre abbiamo in previsione il bilancio di sostenibilità, quindi stiamo iniziando a fare questo tipo di valutazioni per fare un secondo step e andare oltre a quello che è già stato avviato».

In chiusura: ci vediamo fra cinque anni, come sarà cambiato il mercato e come sarà cambiata Vitavigor?

«Sicuramente l’aspetto della sostenibilità sarà sempre più impattante e diventerà non più una cosa a cui si dovrà guardare, ma un aspetto che per permeerà molto di più tutti gli ambiti dell’attività aziendale, in modo molto più integrato. Vitavigor spero possa aver consolidato tutti i dati di vendita, speriamo di essere cresciuti ancora, di aver acquisito nuovi clienti.

Questi sono i nostri desiderata, i nostri piani: aumentare il numero di linee, potenzialità di confezionamento, investimenti tecnologici, conquistare nuovi mercati e soddisfare nuove categorie di consumatori. Non ultimo infatti abbiamo iniziato a lavorare con delle mense scolastiche molto importanti (leggi Milano Ristorazione, ndA), questo ci potrebbe aprire la possibilità di strizzare l’occhio più fortemente ancora alle famiglie, quindi questo potrebbe essere un nuovo filone da perseguire».

In breve

FantaMunicipio #28: immobili a Milano, serve un freno alle speculazioni

Partiamo da una bella notizia per gli immobili a Milano. Il borgo di Cascina Selvanesco non potrà essere venduto...