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02. 05. 2024 23:13

Moovy, l’App per i più piccoli, Beccaluva: «Il disturbo del linguaggio si può vincere con il gioco»

Il progetto innovativo dell’Università Bicocca e del Politecnico lancia una campagna di crowdfunding

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Un gioco da tavolo per aiutare i bambini con disturbo del linguaggio e i loro terapeuti è lo scopo di Moovy, progetto del team dell’Università Bicocca e del Politecnico guidato da Eleonora Beccaluva, dottoranda di Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive di Milano-Bicocca creato da ingegneri, logopedisti e altri ricercatori. Moovy è stato selezionato per Bicocca Università del Crowdfunding, programma di finanza alternativa dell’Ateneo, raccolta fondi partita sulla piattaforma Produzioni dal Basso «All’inizio non avevamo in mente di arrivare a tutto questo – racconta entusiasta Eleonora Beccaluva – volevamo fare solo ricerca e convincere i centri di logopedia a testare Moovy, ma il progetto è piaciuto talmente tanto che vogliamo continuare a svilupparlo».

Debutta Moovy il progetto innovativo dell’Università Bicocca e del Politecnico che lancia una campagna di crowdfunding

Moovy

Come funziona Moovy?
«E’ un’app e una tecnologia vestita come un gioco da tavolo, chiamata IOT: un “quadrotto” in grado di leggere dei sensori e dei tag posizionati sotto gli oggetti – 36 carte taggate, con 108 tipi di stimoli in forme diverse – veri e propri giocattoli che possono essere trasformati nell’immagine o nella scritta corrispondenti. Moovy riproduce delle frasi terapeutiche create in particolare dal Bel (Bicocca Language Group). I bambini devono posizionare correttamente gli oggetti di queste frasi sul quadrotto, che dà loro dei feedback se hanno compiuto o meno l’azione corretta».

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Che esercizi si possono fare?
«Sono dedicati alla morfosintassi. Per esempio aiuta i bambini a capire meglio le frasi passive, che per chi ha disturbi del linguaggio possono essere complesse. Moovy si basa sul paradigma che vede il movimento come facilitatore e rafforzatole dell’apprendimento».

A quale fascia d’età è rivolto?
«Per ora abbiamo testato bambini dai 4 ai 10 anni. Moovy però è molto flessibile e si può adattare a seconda dell’età, fino ad arrivare agli adulti».

Lo avete già usato nelle scuole?
«Non ancora, ma abbiamo testato la nostra sperimentazione in cinque centri in tutta Italia su 45 bambini con disturbo del linguaggio e 80 senza questo disturbo. A Milano abbiamo collaborato con Atelier dei pensieri, Imparole, Fraternità e amicizia».

Come impiegherete i fondi del crowdfunding?
«L’unico prototipo è stato costruito dal dottorando Fabiano Riccardi nel laboratorio del Politecnico i3Lab. Ora stiamo cercando le risorse per poterne produrre altri da lasciare gratuitamente ai centri che collaborano con noi o ad altri. Inoltre vogliamo creare nuove attività che possano rispondere anche a bisogni diversi rispetto a quelli del linguaggio. Infine i fondi serviranno a pagare sessioni gratuite di logopedia ai bambini dei centri».

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